Sabrina e Fabrizia. Due giovani donne, due medici, due cardiologhe e una grande passione, quella per il Blasco. Sognano da sempre, da quando erano bambine di ascoltarlo dal vivo. Qualche mese fa la notiziona: Vasco a San Siro, per un tour con in scaletta tutti brani della storia. Un appuntamento imperdibile per i veri affezionati del cantautore di Zocca. Sabrina va in visibilio: non può mancare. Insegue Vasco fin da ragazzina, ma ancora non ha avuto il piacere di ascoltarlo dal vivo, di provare il palpito di cantare le sue canzoni, voce con voce, insieme al suo mito musicale. Vuole andare a tutti i costi, anche se Palermo è lontana da Milano, anche se suo marito, Gianpiero, non è un appassionato. Il sogno si realizza, secondo una serie di congiunture favorevoli, che Sabrina ci racconta in questo breve e divertente reportage della sua 24 ore a Milano, per ascoltare il grande Vasco.
Io e il mio amore per Vasco
Il giorno preciso in cui ci siamo conosciuti non lo ricordo bene e non ricordo neppure quale sia stata la canzone con cui mi hai fatto innamorare. Ricordo bene il periodo però: erano gli anni del ginnasio, quelli del “Lasciate ogni speranza o voi che entrate…”
Perché se non studiavi davvero non ne uscivi vivo. Erano gli anni in cui mio padre investiva sul mio futuro, sognando per me l’odontoiatria o, male che fosse andata, la veterinaria. Tu gli remavi contro e cantavi: “T’immagini se fosse sempre domenica …tu fossi sempre libera…e tua madre fosse meno nevrotica?”
Cosa c’entrasse poi quella povera donna? La sua disciplina dei tempi, di rottermeieriana memoria, era necessaria, a suo insindacabile parere, in anni in cui era facile perdere la giusta strada. La gazzosa in piazza Duomo, in quel paesino di montagna, era quindi allora il massimo della trasgressione. Altro che “whisky al Roxy bar…”
Erano quelli gli anni in cui le mie coetanee ballavano sulle coreografie di “Non è la Rai “, mentre io cantavo “Ehi tu delusa!”
Sigillando definitivamente la mia alternativa idea di emancipazione femminile. Erano gli anni in cui “la vita era più facile …” in cui era semplice “vivere e pensare che domani sarà sempre meglio.”
Siamo invecchiati (tu di più, ad onor del vero) ed i tempi per il nostro incontro erano ormai maturi. Avevi promesso tappa in Sicilia anche per il 2019: in inverno, invece, compare solo la Sardegna tra le isole e per la prima volta 6 serate milanesi. Avevi reso tutto un po’ complicato: camurria!
Iniziò allora la conversazione perpetua, litania-like con mio marito ed ogni giorno:
Io: “Andiamo a Milano da Vasco?”
Lui:”No, no e no!”
Finché una mattina, a colazione, in un misto tra sfinimento-incoscienza-sonno residuo., il mio caro consorte ha esclamato: “Se trovi con chi andare, vai pure!”
Arrivai al lavoro raccontando a Fabrizia, avvilita, che avevo questo gran problema. La sua risposta, meritevole di venti minuti di applausi, fu: “Amuni!'”
Le diedi un tempo: entro quella stessa giornata dovevamo avere i biglietti, temendo la famosa storia della notte e del suo consiglio. Fu così che, prima della stessa sera, anche il volo era prenotato: mio marito, informato a cena delle evoluzioni della vicenda, riuscì solo a dire a quel punto: “E va bene così …senza parole!”
L’attesa del concerto
Da quel momento si sono succeduti momenti di panico: “i biglietti li deve ritirare il portiere che è una gran brava persona, però sia mai che si incarta al solito suo?”
Poi, quando arrivarono, mi convinsi che fossero taroccati e che mi sarai dovuta vendere la casa per comprarne uno poi estemporaneo dal bagarino.
Sono passati sei lunghi mesi prima di poter entrare a San Siro, nel frattempo quei biglietti, tenuti tipo reliquie sacre, mi guardavano dal loro posto in pole position in libreria , rianimandomi nei momenti di crisi perchétantoagiugnovadodaVasco.
Indescrivibile l’emozione nell’attesa dentro allo stadio,smorzata dal messaggio di mia madre che, col fare immutato di cui prima, raccomandava per la serata: “Bevi solo la Coca Cola che ti fa bene … con tutte quelle bollicine…”
Io e te Vasco abbiamo cantato insieme dall’inizio dal “qui si fa la storia “, che era un po’,per qualche ora, la mia e la tua. Poi sono arrivate anche le lacrime alle prime note di Sally, l’indiscussa preferita da ventitre anni a questa parte.
Ci siamo salutati con Albachiara e con Fabrizia abbiamo già organizzato il nostro rewind con tanto di combriccola per l’anno prossimo.ù
Ciao Comandante, ti aspetto per tirarmi fuori da un’altra domenica lunatica, “io sono ancora qua!”
By Sabrina Spoto