L’Italia riapre, ma la Sicilia resta ferma. Il bollettino di oggi conta più di ottomila nuovi positivi lungo lo Stivale. Mille e passa di questi sono in Sicilia, con una concentrazione massiccia nella sola provincia di a Palermo (più di 600 casi in sole ventiquattro ore, con 20.000 tamponi processati in tutta l’Isola).
Il tasso di positività sale al 5,2%, ieri era al 4,9%.
Una situazione che preoccupa e che gli stessi addetti ai lavori definiscono stagnante. Perché ormai la media dei contagi siciliani non si muove da almeno tre settimane. Ci sono stati giorni ad alta criticità, la scorsa settimana, quando i Pronto Soccorso Covid sono andati in tilt, gli hub vaccinali sono stati disertati e i medici hanno fatto appelli su appelli. Oggi la situazione é stabile, ma non offre grandi margini di ottimismo. Abbiamo chiesto a due medici in prima linea nella lotta al Covid di aiutarci a fare il punto della situazione: il professore Antonio Cascio, infettivologo e primario al Policlinico di Palermo e la dottoressa Tiziana Maniscalchi, primario facente funzioni al Pronto Soccorso del centro Covid dell’ospedale Cervello.
Professore Cascio, quale la situazione?
Al Policlinico il numero dei ricoveri é sempre alto (un’ottantina i ricoverati), sebbene, rispetto a una settimana fa, si registri qualche cauto segnale di miglioramento. Diciamo che ad oggi abbiamo qualche posto libero tra le degenze ordinarie. Quel che deve farci riflettere é però il pienone nelle terapie intensive. Questo é un dato che deve far pensare, anche perché, considerate le imprevedibili dinamiche del Covid, può succedere che qualche ricoverato in reparto necessiti un trasferimento in intensiva e ad oggi la cosa sarebbe un problema.
Dottoressa Maniscalchi, lei lavora nel cuore pulsante dell’emergenza, quali i dati di oggi?
Le dico solo che oggi ho disposto 24 ricoveri su circa 37 accessi in Pronto soccorso. Se da un lato le cose vanno un tantino meglio rispetto a una settimana fa, occorre precisare che la situazione é ancora molto delicata. Siamo in emergenza.
Professore Cascio, una curva che non vuole scendere, quando vedremo uno spiraglio?
La situazione è stagnante già da diverse settimane. I dati sono alti, vuoi relativamente al numero dei nuovi contagi, che dei ricoveri. Un anno fa di questi tempi eravamo prossimi al traguardo del contagio zero. Quest’anno la situazione è nettamente diversa, ma anche fare dei paragoni è poco plausibile. Un anno fa uscivamo da un lockdown totale e la Sicilia era stata appena lambita dal Covid. Oggi viviamo la presenza del virus come un dato di fatto e come un’emergenza, che è tale ormai da mesi. Se ne usciremo? Sono per natura fiducioso e voglio credere e sperare che con l’aumento delle temperature, la vita all’aria aperta e l’andare avanti della campagna vaccinale, giugno dovrebbe riservarci delle buone nuove, in termini di ritorno alla normalità.
Dottoressa Maniscalchi, quale l’identikit dei ricoverati?
Abbiamo pazienti di tutte le età. Come dicevo nei giorni scorsi, dispiace ricoverare persone che potevano vaccinarsi, parlo della fascia di età che va dai 60 agli 80 anni. Anche tra i vaccinati abbiamo ricoverato qualcuno, ma si tratta di una sparuta minoranza, possibilmente di pazienti che avevano ricevuto la sola prima dose di vaccino e che, ad ogni modo, non hanno sviluppato forme gravi di malattia. Abbiamo una forte incidenza di casi familiari: coppie di fratelli che hanno la medesima polmonite, la qual cosa si spiega nella genetica relativa ai recettori individuali del virus. Mi incoraggiano i dati sui vaccini, la campagna sta riprendendo la marcia. È fondamentale vaccinarsi per uscire dalla pandemia.
Professore, l’Italia riparTe, ma il traguardo per la Sicilia pare lontano, Che ne pensa?
Sebbene io sia favorevole alla ripresa della normalità, mi rendo conto che non siamo ancora pronti. Tanto virus circolante, soprattutto nella provincia di Palermo, quindi ritengo che sia presto per riaprire in maniera totale, al contrario si dovrebbero intensificare notevolmente i controlli. Ahimè, se la Sicilia abbassa la guardia adesso, il rischio è davvero alto.
Dottoressa Maniscalchi, anche lei auspica che continuino le restrizioni?
Se già in zona rossa la gente circola e i negozi sono pieni, cosa accadrebbe se si allentassero le restrizioni? Il momento ci impone ancora di fare dei sacrifici. La situazione è difficile, non si può rischiare ulteriormente. Una settimana dopo Pasqua abbiamo registrato un’impennata, che fa molta fatica a ridursi. Dobbiamo ancora attendere prima di pensare di allentare la guardia.
Professore, mesi di restrizione, soPrattutto bimbi e ragazzi necessitano di libertà, cosa consiglia ai genitori?
É difficile e innaturale tenere in casa bimbi e ragazzi, quindi suggerisco in assoluto le uscite all’aperto. Non si deve demonizzare la gita al parco o le passeggiate in bici. All’aperto la possibilità di contagio si riduce tantissimo. Ricordo che è più rischioso aggregare due bimbi, più le mamme, al chiuso a fare merenda, ovviamente senza le mascherine, che fare incontrare un gruppo di bimbi o ragazzi al parco. Evitiamo abbracci, baci e rispettiamo il distanziamento. Il buon senso farà il resto. Non perdiamo la fiducia di uscire dalla pandemia. Confido nella bella stagione e ovviamente nello sprint della campagna vaccinale.