Secondo un report regionale, in Sicilia il 55% dei nuovi casi di Covid sono contagi da virus mutato. La variante più diffusa nell’isola è quella inglese. La conferma arriva anche dal centro Covid di Partinico, il più grande centro dedicato alla malattia da Sars Cov2 della Sicilia occidentale. Caso per caso avviene il tracciamento, il risultato però non è immediato, ci vogliono diversi giorni prima di sapere se il malato è affetto da Covid “selvaggio” o mutato. La variante inglese però ha delle caratteristiche, che accomunerebbero tanti dei pazienti ricoverati nelle principali strutture siciliane. È molto più diffusiva rispetto al virus primitivo, colpisce già a partire dei giovanissimi, con un’incidenza sintomatica anche seria nella fascia che va dai 45 ai 60. Sebbene nell’ultimo mese la curva del contagio in Sicilia sia scesa e le ospedalizzazione abbiano avuto una riduzione di almeno il 25%, non si può abbassare la guardia. Emblematico è il caso di un quarantottenne, ricoverato ormai da quasi due settimane all’Ismett di Palermo in respirazione extracorporea. L’uomo, che ha contratto la malattia in uno dei focolai della zona dello Jato, non aveva particolari patologie pregresse. Le sue condizioni seguitano a essere serie.
Il report di oggi segna nell’Isola una lieve flessione al rialzo nella curva dei contagi con quasi 600 nuovi positivi. Scende il numero dei decessi: nelle ultime 24 ore se ne sono registrati dieci. Stabile l’andamento dei ricoveri.
Sulla situazione Covid Sicilia, Abbiamo chiesto un parere al professore Antonio Cascio, infettivologo, primario al Policlinico di Palermo e docente alla facoltà di Medicina dell’ateneo palermitano.
Professore, le varianti nell’occhio del ciclone. Sono così pericolose?
Lo abbiamo già detto e lo ripeto. Le varianti fanno parte della storia naturale di un virus. I virus mutano. Le varianti virali ci sono e ci saranno sempre e non è detto che equivalgano a un peggioramento del quadro epidemiologico. Ci sono dati che riferiscono che le varianti, quella inglese in particolare, siano state verificate in ampia parte dei nuovi positivi siciliani. Si parla di numeri alti, che vanno analizzati però con attenzione e senza alcun terrorismo. Il virus non lo si combatte con la strategia del terrore collettivo, quanto con quella della responsabilità individuale e collettiva.
Siamo nel pieno della terza ondata, solo colpa delle varianti?
Le varianti, lo abbiamo detto, giocano un ruolo sicuramente importante nella diffusione del virus. I dati e le esperienze, raccolte proprio in ambito ospedaliero, confermano però che molti focolai si accendono laddove la gente si aggrega, contravvenendo alle regole. In questi giorni stiamo pagando il conto di situazioni promiscue, verificatesi nel periodo di carnevale? É probabile. La raccomandazione resta sempre quella: non possiamo organizzare feste, pranzi o comunque riunioni private, solo perché nelle civili abitazioni nessuno viene a controllare o perché tra amici e parenti c’è una sorta di fiducia sottintesa. Il virus è molto contagioso. Ci vuole senso di responsabilità, per sé e per gli altri: più ci aggreghiamo, più facciamo correre il virus. La raccomandazione più importante resta quella di vaccinarsi. Il vaccino è l’arma per raggiungere l’immunità di gregge. Quindi auspichiamo la vaccinazione di massa così da uscire dal tunnel pandemico.
Vaccini, molti gli scettici: efficace con le varianti? Timori anche per la notizia di due decessi, un’insegnante e un maresciallo, a pochi giorni dalla somministrazione di AstraZeneca. Che ne pensa?
In merito alle mutazioni, i Coronavirus variati hanno sicuramente una matrice comune con il virus selvaggio, ciò ci fa sperare che il vaccino garantirà una forma di copertura anche per i virus mutati. Evidenze scientifiche confermano ahimè che la mutazione Sudafricana non risponde al siero AstraZeneca. La variante californiana infetterebbe più efficacemente le cellule umane e potrebbe eludere le difese immunitarie indotte dalla vaccinazione o da precedenti infezioni. Sono tutti studi in divenire, che non devono sottrarre fiducia al vaccino. Finché non saremo tutti vaccinati, le curve torneranno a crescere. Questa è sicuramente una certezza. In merito ai due decessi, occorre valutare le evidenze mediche ed eventuali esiti autoptici. Troppo facile sentenziare che la colpa sia stata del vaccino. Da medico non posso a priori affermare che il vaccino non c’entri nulla. Non perché questi vaccini siano promiscui o pericolosi, quanto perché sono farmaci e come tutti i farmaci possono avere effetti collaterali. Consideriamo però che la campagna vaccinale ormai riguarda milioni di persone, quindi statisticamente alcuni decessi inspiegabili, all’interno di un campione di milioni di persone, sono nel conto statistico. Nessuna ipotesi si può escludere, ma ovviamente le spiegazioni possono arrivare solo dalle evidenze scientifiche, non dalle supposizioni, amplificate dai social. Di una cosa sono certo: mi sono vaccinato e consiglio a tutti di farlo, senza lasciarsi deviare dal panico da titolone.
Tra poco arriveranno in Italia altri vaccini, che ne pensa?
Speriamo succeda in fretta, così da avere maggiore copertura. Così come ci auguriamo che sia brevettato in tempi brevi anche il siero italiano.
Tra un mese sarà Pasqua, pensa che una stretta ulteriore sarà necessaria?
Sin dall’inizio della pandemia ho cercato di avere una visione razionale delle misure restrittive e allorquando vi sono stati segnali di ripresa di normalità, li ho accolti con cauto ottimismo. Due cose vanno considerate: quanto accaduto in termini di aumento contagi dopo le feste di Natale e il fatto che, entro Pasqua, non avremo un numero di vaccinati tale da farci stare relativamente sereni. Quindi la cautela dovrà essere massima, così come anzitutto il senso di responsabilità. Se ci saranno delle ulteriori restrizioni dovremo accettarle e rispettarle in una logica di tutela collettiva. Per uscire dalla pandemia è necessario il contributo di tutti.