Il segnale di miglioramento è timido ma c’è. Terzo giorno con la Sicilia che ha meno di mille casi Covid verificati, ma, cosa più importante, scende il numero dei ricoverati, dato che rappresenta la cartina tornasole della gravità della condizione epidemiologica.
”Non mi sbilancio mai, se prima non verifico un miglioramento dei numeri per almeno tre giorni di seguito. Oggi sí, posso dire che in ospedale va un filino meglio.”
A parlare è la dottoressa Tiziana Maniscalchi, primario facenti funzioni del Pronto soccorso dell’ospedale Cervello, principale centro Covid della Sicilia occidentale.
”Fino a settimana fa avevamo una trentina di accessi al giorno in pronto soccorso, oggi non arriviamo a venti. Il dato incoraggia, ma non dobbiamo dimenticare alcuni elementi importanti di questa terza ondata: abbiamo ricoverato tantissimi giovani, nella quasi totalità dei casi non vaccinati. Una di loro, una ventiseienne, è morta pochi giorni fa. Un altro è morto al Policlinico. Entrambi avevano un’obesità importante, ma se si fossero vaccinati probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Purtroppo la roccaforte di no vax e negazionisti tiene duro, così come è forte la porzione di positivi che, verificato il virus con qualche tampone acquistato e fatto in casa, non si dichiarano. Molti di loro propagano serenamente l’infezione, altri invece devono ‘autodenunciarsi’ sol perché hanno sintomi importanti e sono costretti a recarsi in ospedale. È successo che qualcuno, una volta accertata la malattia, chieda di essere dimesso e se si possa fare finta di nulla. Sembra assurdo, ma è così. Da quando è iniziata l’emergenza, ahimè, vediamo e sentiamo di tutto.”
Quale dato vi preoccupa particolarmente?
”Tra le tante criticità, prosegue Maniscalchi, è terribile vedere accedere ultra ottantenni e novantenni colpiti di Covid. Molti di loro non sono vaccinati ma non pensate che siano dei no vax, molto semplicemente non sanno come fare per accedere ai punti di vaccinazione, spesso non sanno neppure che esiste un siero anti Covid. Ed allora l’appello va ai medici di famiglia e più in generale alle istituzioni competenti: facciamo un tracciamento, raggiungiamo a casa gli assistiti più anziani e le persone sole. Perché se a novant’anni è vero che non si ha una grande aspettativa di vita, non si deve permettere al Covid, con i suoi modi drammatici, di porre fine ai giorni di una persona anziana, specie quando abbiamo a disposizione una vaccinazione.”
In autunno andrà ancora peggio?
Potrebbe succedere e siamo pronti a momenti bui. Dovremo capire come andrà una volta che saranno riaperte le scuole: i bimbi piccoli non possono distanziarsi, non usano la mascherina e purtroppo la variante Delta ne ha già colpiti parecchi, seppure non in modo grave, poiché è altamente contagiosa. Ci auguriamo che ci sia il buon senso di genitori e di insegnanti nell’adesione alla campagna vaccinale e nel rispetto delle regole.
A fare eco alla dottoressa Maniscalchi è il dottore Marco Battaglia, pneumologo sempre al Cervello di Palermo.
”I numeri indicano un miglioramento, ma la situazione resta drammatica. Come vuole definire una condizione sanitaria in cui ricoveri in intensiva o in rianimazione dei quarantenni, che prima del Covid godevano di buona salute? Combattiamo senza tregua da più di un anno, con criticità forti già da mesi. Abbiamo conosciuto la pressione ospedaliera, abbiamo visto colleghi ammalarsi, oggi fronteggiamo i dubbi degli scettici e le convinzioni dei no vax, quando invece il vaccino è la strada per pensare a una soluzione reale, soprattutto da quando la variante Delta, altamente contagiosa, ha la meglio. Speriamo in una tregua, ora che i flussi turistici vanno a diminuire ed anche le grandi libertà estive si stempereranno. Occorre però essere responsabili per sé e per gli altri. Senza questo approccio è difficile uscire dall’ampasse creata da questo virus.”