La seconda ondata di Covid 19 in Sicilia si sta facendo sentire in maniera vigorosa. Sicuramente in maniera molto più eloquente di quanto non sia accaduto in tempi di lockdown, quando l’Isola temeva un’emergenza sanitaria che però non si è presentata. I numeri crescono di giorno in giorno, ormai sfiorando i tre zeri e gli ospedali sono in emergenza. L’ultimo bollettino registra diciotto vittime e 952 (8106 i tamponi effettuati). Salgono a 14.442 gli attuali positivi di cui 962 ricoverati in ospedale, 122 in terapia intensiva (+5) e 13.358 in isolamento domiciliare. I guariti salgono a 6.814 mentre i morti, purtroppo, subiscono un’impennata: + 18 arrivando a 502 dall’inizio della pandemia. Abbiamo fatto il punto della situazione con il professore Antonio Cascio, infettivologo e professore ordinario di Malattie infettive alla facoltà di Medicina a Palermo.
Professore cosa sta succedendo?
La curva ha assunto un aspetto esponenziale e i casi stanno aumentando molto più velocemente rispetto all’andamento di qualche settimana fa, la qualcosa merita molta attenzione. Questo volume di crescita è sicuramente preoccupante, la speranza è che, grazie alle misure di prevenzione previste dai recenti dpcm, la circolazione del virus riprenda ad arginarsi. Sarà importante capire cosa accadrà tra una decina di giorni. Voglio essere fiducioso.
Cosa pensa del nodo scuola?
In linea generale la didattica in presenza è auspicabile, a patto che le scuole pongano in essere tutti i protocolli previsti. Ovvio che il rischio zero non esiste, soprattutto in un momento in cui i contagi aumentano esponenzialmente. Se parliamo di scuola dell’infanzia ovviamente la questione è più complessa, perché è difficile, con bimbi di 3/4 anni, porre in essere regole di distanziamento. In linea generale sono d’accordo che si eviti il blocco di tutto, ma laddove si resta aperti le misure dovrebbero essere più rigide.
A cosa fare attenzione per contenere l’avanzata del virus?
A mio avviso, non é tanto la scuola il problema quanto ciò che succede dopo le lezioni. Il fatto che i ragazzini si riuniscano (a prescindere dalla didattica a distanza), formando gruppi numerosi, possibilmente pranzino insieme creando delle situazioni di assembramento, non va bene. Comprendo che non è facile tenere a casa un adolescente, ma il momento rischia di diventare davvero critico. Credo che si dovrebbero rafforzare i divieti circa le riunioni dei ragazzi, anche in giro per la città, per esempio ponendo un limite di uscita ai minorenni fino alle 20 a meno che questi non siano accompagnati da un genitore.
La regola vale anche per le riunioni di bimbi piccoli. Capisco che anche i più piccini necessitino di svaghi e di confronto con i coetanei. Questo però non è il momento di organizzare festicciole o riunioni nelle case private. Ricordiamo che ad oggi i principali focolai si originano in famiglia o tra amici.
Quindi la regola aurea è limitare i contatti e le uscite?
É così. Comprendo che si tratti di grossi sacrifici, che sono però necessari. Dobbiamo stringere i denti, così da lasciarci alle spalle questo momento critico. Abbiamo a disposizione il mondo virtuale, usato e abusato in tempi di pace. Adesso è arrivato il momento di servirsene in una logica di buon senso. Faccio un esempio: i bimbi in età scolare, ma anche gli adolescenti possono vedere i loro compagni in videochiamata. Vi sono anche molti giochi interattivi a distanza. I neo genitori possono presentare il nuovo arrivato a parenti e amici servendosi di Skype. Comprendo che non si tratta di valide sostituzioni agli incontri faccia a faccia, ma il momento richiede cautela massima. Per sé e per gli altri.
Come dobbiamo comportarci con i nostri anziani?
Con prudenza assoluta. Intanto è bene che gli anziani limitino al massimo le uscite. Un figlio o un nipote può andare a trovare un congiunto di una certa età, ma con criterio: mascherina, distanziamento e se è possibile tenendo la finestra aperta. Ovviamente se ho un qualsiasi sintomo sospetto devo evitare incontri con chicchessia. Per quanto riguarda gli anziani accuditi dai badanti, occorre invitare questi ultimi a fare una vita sociale molto riguardata, a limitare le uscite e a fare il vaccino antinfluenzale.
L’abc se temo di aver contratto il virus?
Anzitutto manteniamo la calma. Il Covid è una malattia delicata ma non pensiamo immediatamente a scenari apocalittici. Evitiamo in autonomia corse al Pronto Soccorso, che oltre a intasare gli stessi, possono rappresentare un rischio per noi e per gli altri. Chiamiamo il medico curante e raccontiamogli i nostri sintomi. Lui dovrà indirizzarci ai passaggi successivi. Consiglio inoltre l’acquisto di un saturimetro, un oggetto utilissimo, che costa poco, facile da usare e che può darci indicazioni preziose. Se ho difficoltà respiratorie, misurando la saturazione (i valori normali si aggirano tra 96 e 100) avrò già un’idea più chiara. In caso di saturazione bassa, oltre a contattare il medico, misurerò la febbre e, se riesco, anche la frequenza respiratoria, poggiando la mano sull’addome e contando i movimenti. Un adulto fa in media meno di 20 respiri al minuto. Più di 22 deve farci suonare un campanello, più di 30 vuol dire che abbiamo un problema. Questo semplice vademecum, che va posto in essere con quanta più calma possibile, diventa utilissimo in un momento in cui gli ospedali sono ingolfati e vi è molto terrore e disinformazione. Per evitare il carico ospedaliero si stanno prediligendo le cure domiciliari nei pazienti paucisintomatici. Ciò non vuol dire che questi saranno abbandonati alla loro sorte, quanto che, in un quadro gestibile anche a casa, si potrà curare il Covid senza la necessità di andare in ospedale.
Il vaccino?
Ho motivo di credere che arriverà tra la primavera e l’estate prossima. Nel frattempo però consiglio il vaccino antinfluenzale è quello antipneumococcico soprattutto alle fasce più deboli, sovraesposte e compromesse. È un momento difficile ma facendo ciascuno la nostra parte potremo limitare la corsa di questo nemico invisibile.
Grazie professore!