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Covid, infettivologo Cascio: eliminiamo le quarantene e impariamo a convivere con il virus

Omicron somiglia a un’influenza, facciamo pure circolare il virus. Occhio però ai fragili

Il Covid non è solo questione di numeri, che restano alti a livello nazionale ed altissimi nell’Isola (oltre 7300 nelle ultime 24 ore). Il Covid nelle ultime settimane, con un’ondata che sta riguardando in particolare le scuole, è anche una vicenda di burocrazie farraginose, di scartoffie e tamponi continui, con decine di migliaia di famiglie in isolamento, seppure i sintomi siano già  del tutto risolti. La procedura prevede, in buona sostanza, che in caso di positivitá, l’isolamento a casa deve rimanere tale fino a negatività accertata e che per i bambini è d’obbligo anche quando in casa vi è un positivo (anche se il test del piccolo è negativo o l’immunità da malattia o da vaccino è certificata). Questo per la questione dell’auto-sorveglianza , che nei piccini non è praticamente possibile. L’ampasse diventa problematica: per i nuclei familiari in stand-by, per le scuole e di conseguenza per un intero sistema sociale.
È necessario continuare con regole così rigide? È bene che il super greenpass sia d’obbligo anche dopo il 31 marzo? Ne abbiamo parlato con il professore Antonio Cascio, infettivologo e primario al Policlinico di Palermo.

Le regole andrebbero semplificate, dice il professore Cascio. La variante a Omicron, ormai dominante, ha dato al virus i connotati clinici di una influenza e come tale, a mio avviso, andrebbe gestita anche da un punto di vista di regole. Eviterei le quarantene, mi affiderei all’autovigilanza: finché ho sintomi devo rimanere a casa, vale per grandi o piccini. Quando ritorno in forma, riprendo una vita regolare. Tutto molto semplice a patto che ci sia buon senso. 

 

Come la mettiamo peró con i fragili?

Loro vanno tutelati sempre. A scuola, nel posto di lavoro, in famiglia. Per le persone immunocompromesse il virus, come del resto qualsiasi altro virus, può diventare pericoloso. È storia che un soggetto a rischio, può avere conseguenze gravi ed anche letali per un’influenza stagionale.
Quindi, se lavoro in una casa di riposo o in ospedale è ovvio che è auspicabile tornare quando mi sarò negativizzato. Ed ancora, se in classe vi è un bimbo fragile, vanno prese tutte le cautele del caso. Se ho in famiglia una persona compromessa e contraggo il virus, devo isolarmi per proteggerla e rivederla “da vicino” quando sarò negativo.

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È d’accordo Circa la teoria Della  circolaZione Del virus così da far aumentare l’immunità?

Sono d’accordo, ma ciò deve avvenire con criterio. Se sono in buona salute, bimbo, ragazzo, giovane adulto e sono vaccinato, posso riprendere la mia vita regolarmente, comprese feste, viaggi, discoteche. Posso, in poche parole, correre il rischio di contagiarmi perché l’immunocompetenza e il vaccino faranno si che io, contagiandomi, manifesterei una forma asintomatica o lieve di Covid. Non devo però fare azioni “stupide” per contagiarmi, non devo andare a cercare il virus laddove so che c’è. Posso però fare una vita più rilassata, non privandomi della socialità ampiamente intesa. Il discorso cambia per i fragili, che devono porre in essere tutte le cautele del caso, auspicando che sia così per quanti gli girano intorno. Se ho problemi di salute, anche se vaccinato, devo continuare a stare attento.

Super green pass, è ancora necessario?

Il super Greenpass è stato pensato per incentivare le vaccinazioni e per certi versi si è riusciti nell’intento. Ho sempre sostenuto che fosse più equilibrato l’obbligo vaccinale rispetto al certificato verde. Ritengo che renderlo obbligatorio a oltranza non sia auspicabile. Penso anche che per i vaccinati andrebbe eliminato l’obbligo della mascherina. Occorre avviarsi verso un processo di convivenza con il virus, che ci auguriamo confermi e mantenga le caratteristiche di un comune virus influenzale. Riprendere una vita normale, lontana da quarantene, tamponi, certificati per essere riammessi nel sociale deve essere un obiettivo prossimo è necessario.

Negli ospedale come va?

C’è pressione per il semplice fatto che ricoveriamo tantissime persone con Covid (non per Covid). Da lì scattano le procedure di sanificazione, trasferimento in reparti “ad hoc”. Capirete che tutto ciò rallenta la macchina sanitaria in modo importante. Anche sul fronte ospedaliero occorre semplificare: sì ai reparti misti, fatta eccezione per quelli che ospitano pazienti fragili. Faccio un esempio, se devo sottopormi a un’intervento di routine, non succede nulla se in reparto, con tutte le cautele del caso, vi è una persona che come me non ha condizioni gravi ed è positivo al Covid. Questo approccio, credetemi, ingranerebbe la marcia ospedaliera, assai condizionata dalla pandemia.

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