“Attenzione alle feste casalinghe, da lì partono i nuovi cluster di Covid!”
È la raccomandazione del dottore Vincenzo Provenzano, celebre internista e diabetologo siciliano, da un anno “imprestato” alla lotta al Covid. Il dottore Provenzano dirige infatti il Covid Hospital di Partinico da quando la struttura è nata – in fretta e furia dalla conversione dell’ospedale Civico partinicese in centro dedicato – per fronteggiare la pandemia.
Il direttore Provenzano lo ha sempre ribadito: “Un internista comprende a perfezione il Covid poiché questa malattia colpisce gli organi interni e sa essere imprevedibile nell’attacco.”
A un anno dall’inizio della difficile avventura, i bilanci non sono quelli sperati.
Dottore, come stanno andando le cose al vostro centro?
Mi piacerebbe dire meglio, ahimè così non è. Avevamo avuto una parvenza di respiro qualche settimana fa. Avevamo addirittura chiuso un piano, che però a breve riapriremo, quindi può facilmente tirare le conclusioni. Un anno fa, quando abbiamo attivato il centro, la situazione sembrava molto più semplice. L’incidenza della malattia in Sicilia era molto bassa. In dodici mesi le cose sono cambiate e ci siamo resi conto di quanto complessa e grave sia la malattia da Covid.
Di nuovo sotto pressione?
In un centro Covid dedicato, dove curiamo pazienti in condizioni gravi e dove vi è anche un reparto di rianimazione, la pressione è all’ordine del giorno. Se vogliamo parlare di dati, le dico che abbiamo cinquanta ricoverati nei reparti e dieci in rianimazione. Si lavora senza sosta.
Si È abbassata anche l’età dei malati?
Si, abbiamo verificato un abbassamento dell’età media. Negli ultimi mesi abbiamo ricoverato anche ragazzi ventenni. Tanti i quarantenni, che sembrano il bersaglio prediletto di questa terza ondata. Colpa della variante inglese, che riguarda ormai quasi il 90% dei contagi o di una maggiore diffusione del virus? Non posso dirlo con certezza. Ho però contezza di forme molto aggressive in soggetti relativamente giovani. È ricoverata in coma diabetico una donna quarantenne, da giorni in condizioni critiche. Ha contratto il Covid e l’aggravante diabetica ha fatto il resto. Stiamo cercando in tutti i modi di salvarle la vita. Non è il solo caso. Qualche settimana fa abbiamo avuto un paziente sempre quarantenne, che si era presentato in condizioni non preoccupanti, poi la situazione si è fatta critica. Il Covid ha questa evoluzione a doppia via: ti contagi, sviluppi i sintomi e se va bene ti riprendi, in caso contrario la situazione può precipitare anche improvvisamente. È una brutta bestia, lo dico con la cognizione di chi lo lotta ogni giorno.
Lei è un’internista, ci spiega le sedi d’elezione del Covid, una volta entrato nel nostro organismo?
Le vie di ingresso del Covid sono tre: neurologica, con sintomi quali la perdita di gusto e olfatto, il torpore, il mal di testa; respiratoria, quindi dispnea, tosse, fiato corto; gastroenterica, con nausea, vomito e diarrea. In tutti i casi, occorre subito accertare la malattia. Prima si fa la diagnosi, prima si può combattere.
Perché soggetti giovani e apparentemente in piena salute possono ammaltai gravemente?
Le cause possono essere multiple. La più comune é che il soggetto pensa di essere in piena salute e possibilmente ha una problematica che non conosce. Un’altra causa può essere la carenza di interferone, una proteina, che serve a combattere naturalmente gli attacchi virali. Tutti la possediamo ma taluni soggetti possono esserne carenti. Ed ancora, può verificarsi un fenomeno di iperergia, ossia una risposta molto forte dell’organismo all’attacco virale. Un tipo di risposta immunitaria fuori controllo, chiamata “tempesta infiammatoria” o tempesta citochinica, provoca un’eccessiva infiammazione. Si sospetta che tale reazione possa avere un ruolo significativo in alcuni dei casi più gravi di COVID-19, anche nei soggetti giovani.”
Il Covid lascia tracce anche dopo essere guariti?
Succede eccome, non a caso abbiamo istituito un ambulatorio post Covid. Dal Covid non si guarisce del tutto. Chi ha sviluppato la polmonite interstiziale, ha poi una fibrosi polmonare, che richiede lunghi periodi di riabilitazione. Chi ha avuto sintomi neurologici importanti, quali ischemie o ictus, può riportare delle paralisi. È importante seguire il paziente in un percorso “long Covid” così da comprendere meglio sintomi postumi e da curarli bene, al fine di puntare a un ritorno alla normalità.
Vaccini anti Covid, lei ha puntato un faro sui diabetico, Ci spieghI?
Da diabetologo e da presidente nazionale della Società italiana di Metabolismo, diabete e obesità, ho scritto una lettera al Ministro della Salute, Roberto Speranza. Insieme ai miei colleghi diabetologi, ci mettiamo a disposizione a vaccinare i pazienti affetti da diabete negli ambulatori di diabetologica. Chi soffre di questa patologia corre il rischio di manifestare una forma di malattia da Covid molto severa. La campagna vaccinale conferma che i diabetici sono una categoria estremamente fragile, occorre tuttavia dare uno sprint. Sono tanti i malati non ancora vaccinati e occorre provvedere e in fretta.
Tra pochi giorni è Pasqua. A inizio intervista ha fatto una raccomandazione
La ribadisco: no alle solite mega feste di famiglia. Seguiamo le regole. In ospedale si sono verificati ricoverati una settimana dopo la festa di San Giuseppe, perché appunto qualcuno non ha potuto evitare il rispetto della tradizione, a scapito della propria pelle. In ospedale assistiamo al fenomeno dei ricoveri familiari: in reparto abbiamo marito, moglie, nonni. Perché appunto si sono contagiati tutti insieme nel corso, per esempio, di una festa privata. Capita poi che il più fragile perda la vita. Quando dico fragile può trattarsi del novantenne, come del quarantenne. Quindi attenzione massima. Non ripetiamo a Pasqua quanto accaduto a Natale. Ve lo dice un medico che ha ahimè capito bene quanto terribile sappia essere il Covid.