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Home » Coronavirus: Parte in Sicilia la sperimentazione con plasma umano

Coronavirus: Parte in Sicilia la sperimentazione con plasma umano

  • Maristella Panepinto
  • Maggio 9, 2020
  • Coronavirus

Ci lavorano in tandem il Policlinico di Palermo e il Covid Hospital di Partinico. Ecco tutti i dettagli spiegati da due esperti

Il plasma umano dei guariti per curare i malati di Covid 19. La terapia è stata già sperimentata a Pavia, Mantova e Bolzano e a breve potrebbe essere la volta della Sicilia, che conta oltre 800 guariti da Cov-Sars 2. Il Comitato etico ha autorizzato il Policlinico di Palermo a iniziare il percorso sperimentale che prevede prima una fase di indagine, poi di verifica/raccolta e quindi di terapia. Seppure solo oggi se ne parli con un’eco tanto ampia, il trattamento con i derivati del sangue umano è una pratica medica ampiamente sperimentata.
Il Policlinico di Palermo, in tandem con il Covid hospital di Partinico partirà con il protocollo, che si svilupperà in varie fasi ma che, come riferiscono i sanitari, in caso di necessità potrebbe attivarsi immediatamente. C’è già  a Palermo un medico, guarito dal Covid 19, pronto a donare il proprio plasma nell’immediato, qualora ve ne fosse necessità. Cerchiamo però di capire meglio come si articolerà il protocollo. Abbiamo intervistato due medici direttamente coinvolti nel progetto, il professore Antonio Cascio, infettivologo, direttore dell’Unita di Infettivologia e malattie tropicali del Policlinico oltreché professore ordinario di Malattie Infettive nell’ateneo palermitano e il professore Salvatore Di Rosa, internista d’ampia esperienza, primario di Medicina Interna a Villa Sofia di Palermo e direttore generale degli Ospedali Riuniti Villa Sofia/Cervello. Oggi è direttore scientifico del Covid Hospital di Partinico.
Professore Antonio Cascio, infettivologo
“La cura con i derivati del sangue umano, spiega il professore Cascio, è in realtà una pratica nota da parecchio tempo alla medicina. Si curano malati con derivati del sangue per diverse patologie, qualche esempio: il plasma è stato utilizzato  anche per curare la Sars e la Mers, l’albumina per curare patologie a carico dei reni e del fegato, le immunoglobuline per il tetano, i fattori della coagulazione per patologie epatiche ed infezioni gravi. Niente di nuovo sotto il cielo ed anche il Policlinico di Palermo ha preso in considerazione la terapia con plasma per la cura del Covid già all’inizio dell’emergenza. Si tratta però di un protocollo delicato, dobbiamo attuare tutte le cautele del caso.

 

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Come funziona la cura?

Si preleva dai pazienti guariti del plasma iperimmune, ricco cioè di anticorpi. I soggetti guariti si sottopongono, ovviamente su base volontaria, al prelievo. Grazie a un apparecchio, che consente la cosiddetta plasmaferesi, viene suddiviso il plasma dal resto del sangue, che dopo il prelievo verrà reimmesso nel circolo del donatore. Quindi il plasma verrà iniettato nel paziente ammalato e gli anticorpi diventeranno l’elemento fondamentale della terapia. Ogni donatore riesce a donare plasma per due ammalati e lo stesso plasma non deve essere necessariamente usato nell’immediato, ma può essere conservato fino a due anni.

Ci sono dei rischi?

La cura con il plasma è pratica ben nota in medicina, la novità sta nel fatto che questa è una malattia sconosciuta e quindi gli effetti, teoricamente, possono essere diversi rispetto alle altre malattie curate normalmente con il plasma. Capita a volte che gli anticorpi possano favorire l’ingresso del virus nelle cellule e questa potrebbe essere una delle possibili complicazioni. Non abbiamo ancora certezza se questa terapia possa essere somministrata anche in pazienti con stadi iniziali di malattia. Finora, infatti, è stata  utilizzata solo  in pazienti gravi. Teoricamente la cura con il plasma non è rischiosa ma si devono comunque immaginare possibili complicanze o tutto quanto da un punto di vista scientifico potrebbe fare peggiorare la situazione clinica del paziente ricevente.

La terapia ha una validità scientifica comprovata?

Da un punto di vista scientifico, il plasma dei pazienti guariti è stato utilizzato per curare tante malattie ma non sono stati fatti studi solidi in cui si accerta che la terapia funziona sempre, i dati però sono stati favorevoli ed anche le evidenze relative al trattamento del Covid 19 fanno ben sperare.

I derivati del sangue umano sono sicuri per chi li riceve?

Tutte le terapie trasfusionali rispettano delle norme rigide. Se si riferisce alla possibilità di poter contrarre una malattia dopo aver ricevuto del plasma è da escludersi. Il sangue subisce controlli rigorosissimi, quindi viene trattato con sostanze che inattivano i processi vitali, poi viene abbattuto al fine di purificarlo e di poterlo conservare per lungo tempo (si può mantenere anche fino a due anni). In merito al nostro percorso di sperimentazione, stiamo attendendo tutti i permessi del caso, poiché prima di iniziare dobbiamo avere tutte le carte in regole.

pensa che questa Sarà la strada terapeutica definitiva?

Non lo è ma è un’arma in più ed è una strada da seguire. É sicuramente una terapia, che nulla toglie a quelle che ci auguriamo possano essere sperimentate e che è giusto avere nel proprio armamentario. Ci sono ancora molti punti da chiarire, ma ritengo che sia essenziale percorrere questa strada, conservare scorte di plasma in vista di un possibile, ma non sicuro, ritorno dell’epidemia anche con dei picchi.

Il ruolo del centro Covid di Partinico, spiegato dal professore Di Rosa

Professore Salvatore Di Rosa, internista

Anche il professore Salvatore Di Rosa, direttore scientifico del principale centro Covid dedicato dell’Isola, dice la sua in merito al protocollo che sta per prendere il via e che vede coinvolto anche l’ospedale di Partinico.

“Dal Covid hospital è passato (ed ancora passa) un numero considerevole di malati, molti sono guariti e saranno proprio loro ad essere interpellati per l’indagine del Policlinico universitario di Palermo. Potrebbero essere dei potenziali donatori, ovviamente se le loro caratteristiche cliniche, oltreché la libera scelta, gli consentiranno di mettere a disposizione il plasma.

 

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Opportune distinzioni tra terapie e vaccino

“Ovviamente, prosegue Di Rosa, occorre fare delle distinzioni e non confondere la terapia con il plasma, le terapie con farmaci di sintesi e il vaccino.  Il futuro è sicuramente il vaccino, che ci aiuterà a prevenire la malattia. Il plasma dei malati guariti è ricco dei cosiddetti anticorpi neutralizzanti, che sono quelli che hanno aiutato l’organismo a difendersi dalla malattia, quindi si deve auspicare che in laboratorio si riesca a costruire l’anticorpo neutralizzante, poiché averlo a disposizione solo con le donazioni di plasma umano richiederà sempre la necessità di un donatore. Se si trovasse l’anticorpo in laboratorio,  avremmo una cura farmacologica ad hoc.”

 

Dal Covid hospital di Partinico stanno avviandosi diversi studi

“Nello specifico sono partiti tre studi, tra cui quello relativo all’uso del plasma dei guariti. L’esperienza di un centro Covid aperto nel giro di pochissimo tempo ci ha fatto comprendere parecchie cose, in ambito sanitario, scientifico ed ovviamente anche umano. Anzitutto che la comunità medica di fronte all’emergenza Covid ha tentato e tenta instancabilmente una gamma varia di terapie, alcune rivelatesi efficaci, altre meno. Ed ancora non ci si ferma. Abbiamo anche compreso che il Covid 19 non è solo una malattia polmonare, come in molti credono, ma sistemica, che può colpire tutti gli organi del nostro organismo. A tal proposito si è compreso quanto fondamentale sia la figura dell’internista, che riesce a fare valutazioni e improntare terapie, appunto, per tutto gli organi interni. Il Coronavirus attacca l’endotelio, che è il rivestimento interno delle vene, da lì può colpire tutto l’organismo. Le complicazioni o i decessi per Covid non sono solo polmonari. Abbiamo verificato anche casi con insufficienza renale, epatica, cardiaca ed infiammazioni cerebrali. Quanto accaduto deve servire da monito: occorre avere un sistema sanitario più elastico, pronto a reagire sempre a urgenze come la pandemia da Coronavirus. Il Covid Hospital, al di là di ogni aspettativa, ha fatto e continua a fare bene e devo dire che  siamo pronti anche a un’altra ondata di contagi. Ovviamente ci auguriamo di evitarla. Noi sanitari stiamo lavorando con tutte le nostre forze: stiamo curando i malati (ne abbiamo 13 in reparto e uno solo in intensiva), stiamo muovendoci sul fronte della terapia sperimentale di cui abbiamo ampiamente parlato con il collega Cascio, però chiediamo uno sforzo alla gente: rispettare le regole. Le norme le conosciamo tutti: igiene delle mani, utilizzo delle mascherine, dei guanti e distanziamento sociale. Quel che si è visto a Milano non deve ripetersi né essere replicato altrove.  Noi medici facciamo la nostra parte e ci auguriamo che anche questo progetto sperimentale sortisca gli effetti sperati. Ciascuno però deve fare la sua parte e non abbassare mai la guardia.

 

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Maristella Panepinto

Maristella Panepinto

Sono Maristella, mamma, moglie e giornalista professionista. Da piccola volevo diventare Jo March di Piccole donne. Lavoro nel mondo del giornalismo da quando avevo 18 anni. La scrittura è una passione cresciuta con me e che oggi coniugo con il “mestiere” di mamma. Amo i posti alti, viaggiare, leggere, i film di Verdone, i libri di Gabo ed i cani, su tutti le mie due labrador Dafne e Palù. Ho da tempo 25 anni periodici.
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