“Evitiamo che il Coronavirus in Sicilia diventi autoctono.”
È l’appello del professore Antonio Cascio, infettivologo e ordinario alla cattedra di Malattie Infettive della facoltà di Medicina di Palermo. In Sicilia il virus circola, nelle ultime settimane con delle flessioni al rialzo, ma già dall’inizio della pandemia si è trattato di focolai “d’importazione”. Nei mesi scorsi il virus arrivava dal nord Italia, nelle ultime settimane dai rientranti dalle vacanze e dagli immigrati. Così sostiene il professore Cascio, che, pur raccomandando la prudenza, invita a pensare positivo.
Professore Cascio, i dati delle ultime settimane devono allarmarci?
Sono dati che non devono sorprenderci. Era prevedibile che durante l’estate il virus riprendesse a circolare in maniera più incisiva, vuoi per l’aumento degli spostamenti, vuoi perché la stagione estiva, tra spiagge, locali e movida, comporta aggregazione. A questo aggiungiamo la questione migranti, che come ribadisco da settimane, vanno attenzionati al massimo così da evitare focolai.
A proposito di movida, cosa pensa della chiusura delle discoteche e dell’uso obbligatorio delle mascherine solo di sera?
Con obiettività medica e senza scendere in discorsi politici, penso che si sia trattato di un provvedimento ad hoc per evitare che i più giovani, che, soprattutto in estate, sono coloro i quali fanno più vita sociale ed anche le ore piccole, diventino importanti vettori di contagio. Inoltre consideriamo che di giorno i raggi ultravioletti sono capaci di disattivare il virus.
I numeri sono stabili, Seppure al rialzo da almeno un mese. A cosa si deve fare attenzione?
La massima attenzione deve essere fatta da chi torna dalle vacanze o dalle regioni endemiche. Una volta rientrati in Sicilia devono mantenere le distanze di sicurezza, devono evitare di andare a trovare i parenti, soprattutto se anziani o compromessi. L’ideale sarebbe che tutte le persone che provengano dalle zone in cui l’endemia è maggiore facessero il tampone. I test sierologici sono sicuramente meno attendibili o quantomeno devono essere interpretati con cautela dalle persone competenti, perché, appunto, hanno i loro limiti. Comprendo che fare un tampone non è semplicissimo, si sono attivati i laboratori privati, cionondimeno le procedure per farlo non sono ancora alla portata di tutti.
Possiamo pensare positivO?
Dobbiamo essere cauti, ma non catastrofici o terrorizzati. Ci troviamo in una situazione che, se presa sottogamba, deve allarmare. I consigli sono sempre gli stessi: distanziamento, evitare tassativamente gli assembramenti, usare la mascherina e lavare spesso le mani.
Apertura scuola, cosa ne pensa?
Sono per il ritorno alla normalità, perché è fondamentale per i nostri studenti e per tutto il tessuto sociale. Si devono evitare le classi pollaio, si deve curare l’igiene e si deve prediligere lo spazio aperto tutte le volte in cui è possibile. Consiglio anche di tenere le finestre aperte anche nella stagione fredda, al limite i ragazzi andranno a scuola con un vestiario più pesante, ma potranno evitare rischi maggiori.
Cosa ci sta insegnando il Covid?
A cambiare le nostre abitudini. A non ammassarci negli spazi chiusi per esempio, a lavare spesso le man, ad avere contezza della trasmissibilità di qualsiasi virus, cosa che in molti non conoscevano fino a pochi mesi fa.
Rischiamo un altro lockdown?
Potremmo rischiarlo, così come potremmo evitarlo con comportamenti più responsabili e maggiore vigilanza e controllo dagli organi preposti.