Il ritorno a scuola più atteso. Mancano dodici giorni all’avvio ufficiale dell’anno scolastico e sono tanti i dubbi e i timori. Vi sono famiglie che hanno deciso di non far tornare i bimbi a scuola e si attrezzeranno con l’homeschooling, chi invece ha scelto di dare fiducia al sistema scuola si domanda quali accortezze saranno necessarie e cosa insegnare ai propri bambini per proteggersi e proteggere. La scuola infatti è l’ambiente comunitario per antonomasia e questo alimenta i timori di mamma e papà. Abbiamo chiesto un parere al professsore Giuseppe Iacono, pediatra, gastroenterologo e già primario al Di Cristina di Palermo.
Si torna tra i banchi, tra timori e incertezze
Se ne parla da mesi e dappertutto e, ahimè, se ne sentono di tutti i colori. C’é chi è pro e chi invece contro con motivazioni per certi versi contrastanti e posizioni preconcette e possibilmente senza fondamento .
Che le scuole debbano essere riaperte non vi è ombra di dubbio, per tantissimi motivi sia di ordine medico-psico-pedagogico, che di ordine socio-culturale.
La chiusura delle scuole e la formazione a distanza attuata durante il periodo del lockdown hanno avuto i loro frutti, vuoi per evitare la perdita dell’anno scolastico, vuoi per capire meglio la tipologia dell’infezione , la modalità di trasmissione e l’epidemiologia della infezione nel territorio nazionale e locale. Adesso siamo più consci che non si tratti della semplice e classica epidemia influenzale annuale (così come era stata etichettata all’inizio della pandemia), bensì di una patologia virale con delle modalità di trasmissione, che sono diverse dalle comuni epidemie influenzali autunnali ed invernali e di cui conosciamo ogni giorno di più le vie di trasmissione e le modalità di contagio.
Premesso tutto ciò, con le conoscenze attuali sappiamo che tra i cardini fondamentali nel ridurre la diffusione della pandemia, vi sono alcuni comportamenti che tutti noi, piccoli e grandi dovremmo tenere presenti: lavaggio delle mani frequente, distanziamento tra persone di almeno un metro, e l’uso di mascherine di protezione del viso compresi naso e bocca.
La mia personale posizione è che l’apertura dell’anno scolastico debba essere vista con atteggiamento favorevole, si può discutere sulle modalità attuative delle direttive del CTS nazionale , ma non ci sono dubbi sulla validità di tale scelta.
È chiaro che si debba intervenire per fasce di età. Che nei bambini del nido, e nei bambini della scuola materna le modalità di protezione debbano essere diverse da quelle di fascia di età più grande e così per i bambini della scuola primaria saranno le modalità di protezione diverse da quelle delle scuole medie e a loro volta diverse da quelle delle scuole superiori.
Va fatta una considerazione importante dal punto di vista pediatrico: i dati epidemiologici in pediatria ci dicono che i bambini hanno una percentuale di infezioni più bassa, rispetto agli adulti ed anziani, ed inoltre la gravità della malattia è sicuramente molto più lieve che negli adulti ed anziani soprattutto, dove il ricorso alle rianimazioni è abbastanza frequente.
Cosa insegnare ai nostri bimbi per proteggersi e proteggere?
Il compito genitoriale in quest’ambito è quello di dare ai nostri bimbi un modello comportamentale adeguato, perché sono i genitori il modello che i bimbi perseguono. I bimbi copiano atteggiamenti che poi nel tempo diventano per loro modello di vita, pertanto il consiglio è quello di dare e di essere un modello comportamentale per i propri figli. È chiaro che se un genitore non osserva le regole, il piccolo impara a non osservarle e a comportarsi scorrettamente.
Il primo insegnamento quindi deve partire dal nostro comportamento in senso lato, perché è proprio da qui che si costruisce il futuro del nuovo individuo.
Se i bimbi vedono un genitore che lava frequentemente le mani, che rispetta le regole del distanziamento e porta la mascherina bene, soprattutto fuori casa, e vengono invitati a farlo, i piccoli saranno molto sensibili a seguire e a replicare l’insegnamento, laddove ovviamente l’etá lo consente. I primi a dare la guida all’utilizzo corretto di queste regole devono essere proprio i genitori. Non dimentichiamo mai che i bambini sono più intelligenti e più comprensivi di quanto noi possiamo immaginare.
Spiegare in termini chiari e semplici perché bisogna lavare le mani frequentemente, perché mantenere la distanza di almeno un metro , e perché tenere la mascherina nei momenti di affollamento. Far capire che tutto ciò va fatto sia per proteggersi che per proteggere gli altri, soprattutto quando a casa è presente una persona avanti negli anni , come ad esempio un nonno.
Un discorso a parte va fatto per i bimbi di età inferiore ai 5/6 anni, perché a questa età è impossibile in alcune situazioni mantenere la distanza di un metro, anzi le coccole, le carezze ,il sorriso, la mimica spesso sono necessarie per accattivarsi le simpatie dei piccoli. I piccolissimi tendono a cercare il contatto quindi ancora più problematico sarebbe fare capire loro l’importanza della presenza della mascherina sul viso delle insegnanti oltre che del personale ausiliario che accudisce questi bimbi così piccoli. Occorrerà trovare una maniera a misura di bimbo, in prima battuta il buon esempio e la ripetitività di questo da parte degli adulti, affinché anche i più piccoli assimilino i comportanti base di prevenzione.
Quali i consigli per il personale scolastico?
Occorre buon senso, pazienza e capacità di fare rispettare le regole mettendole sul piano del gioco e non sull’imposizione, cosa che ai bimbi mal tollerano e non comprendono.
Laddove si è nella possibilità di mantenere la distanza si può benissimo evitare di indossare la mascherina con l’accortezza di rimetterla nel momento in cui il distanziamento viene meno, sia a cura degli insegnanti, sia a cura del personale ausiliario.
Consigli logistici per arginare il contagio in classe?
Durante i primi periodi di scuola, soprattutto nelle nostre latitudini, dove la stagione estiva si protrae anche in periodi dove altrove già è arrivata la stagione autunnale, in particolare per i piccoli del nido e della scuola materna, laddove possibile, dovrebbero essere preferiti gli spazi aperti dove praticare attività ludiche e contestualmente attività formative. Areare bene le aule e possibilmente tenere una finestra aperta deve essere una regola sempre. Per i bambini della scuola primaria, invece i responsabili di istituto dovrebbero approntare tutta una serie di misure di distanziamento in classe e anche nell’ambito della stessa scuola, misure che tra l’altro sono state dettate, recentemente in maniera molto accurata ed oculata dal CTS nazionale e recepite con qualche modifica singolarmente dai CTS regionali. In questo ambito verosimilmente tutte le scuole in maniera più o meno concorde dovrebbero dedicare del tempo , tramite personale istruito ad hoc, all’insegnamento e spiegazione delle regole di cui sopra e darne ove richiesto un razionale di utilizzo.
Vaccino anti-influenzale, si o no?
Sì, perché proprio all’inizio dell’autunno comincerà come ogni anno l’epidemia influenzale, poiché i sintomi da infezione da COVID 19 (soprattutto le forme mild) sono sovrapponibili a quelli influenzali , si potrebbe verificare il fatto che una forma influenzale possa essere scambiata con una infezione da Covid 19, o viceversa che una forma di infezione da Covid 19 possa essere scambiata con una forma influenzale, con le conseguenze che si potrebbe misdiagnosticare una infezione da Covid19 e consentire in questo modo il non isolamento e favorire la diffusione dell’infezione. Pertanto è vivamente consigliata, non appena disponibile, la vaccinazione antinfluenzale a tutti, piccoli e grandi indistintamente.
A quali sintomi i genitori devono prestare attenzione?
È giusto ribadire il fatto che la malattia in età pediatrica è meno frequente e meno grave che negli adulti e negli anziani.
I sintomi più frequenti sono febbre, tosse, respiro affannoso, dolori ossei e muscolari, mal di gola e talora posso subentrare forme gravi di broncopolmonite, come anche sintomi gastrointestinali tipo vomito e diarrea, e disturbi neurologici tipo Anosmia(mancanza dell’olfatto), Ageusia (mancanza del gusto)ed altro.
I genitori che conoscono i loro piccoli molto bene devono fare attenzione quindi alla comparsa di sintomi quali quelli elencati prima, devono avvisare il loro pediatra e sarà il pediatra a decidere la natura o il sospetto di malattia e chiaramente se il sospetto è fondato si farà accedere il paziente in reparto ospedaliero dedicato dove sarà sottoposto agli accertamenti del caso.
Professore è fiducioso nella ripresa?
Con il buon senso e il rispetto delle regole da parte di tutti, penso che si possa ricominciare.