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Come si tornerà a scuola? Ecco le linee guida

Tra mille polemiche oggi il ministro Azzolina proporrà alle regione le linee guida per il ritorno tra i banchi

 

La data probabile del ritorno a scuola dovrebbe essere quella del 14 settembre, così ha suggerito il Ministro Azzolina che proprio oggi si appresta a proporre alle Regioni le Linee Guida per il ritorno tra i banchi. La bozza del decreto è ormai nota da giorni ed è al centro di tantissime polemiche, sia da parte degli addetti ai lavori, sia dei genitori. Molti sono i punti non chiari (nidi e scuola dell’infanzia per esempio) e diversi i dubbi sulle linee guide per rientrare in sicurezza. Intanto monta anche una querelle relativa alle differenziazioni tra pubblico e privato, nel dubbio che quest’ultimo potrà avere la meglio nell’organizzarsi secondo le normative e quindi che l’istruzione possa avere una sorta di imbuto, a vantaggio di chi potrà permettersi l’accesso a un istituto a pagamento.. La scuola pubblica italiana ha, ed è sotto gli occhi di tutti, delle lacune ineludibili: edifici poco consoni a garantire il distanziamento sociale, spazi comuni angusti e ridotti luoghi all’aperto. Che si possa risolvere tutto entro settembre? Utopia, anche secondo la maggior parte dei dirigenti scolastici italiani.

L’Associazione presidi afferma che il Piano non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse né attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale

 

I punti principali del documento relativo al ritorno a scuola

  • sarà possibile fare lezione anche il sabatoe organizzare unafrequenza a turni differenziati, le classi andrebbero organizzate in più gruppi di apprendimento, con alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi e dunque anche di diverse età;
  • la didattica a distanza rimane marginale e solo per le scuole secondarie di II grado;
  • la mensa potrà essere organizzata su due o più turni per evitare l’affollamento dei locali e si potrà anche pranzare in aula;
  • non sono previste strutture in plexiglass o di divisori tra gli alunni, le maestre della scuola dell’infanzia dovranno usare delle visiere;
  • l’uso di mascherine non è previsto per i minori di sei anni e i dispositivi di protezione per gli adulti non devono far venir meno la possibilità di essere riconosciuti e di mantenere un contatto ravvicinato con i bambini piccoli e tra i bambini stessi; non è previsto l’uso della mascherina in aula ma solo negli spazi comuni;
  • gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del Terzo settore e le scuole si impegnano a sottoscrivere specifici accordi, quali “Patti educativi di comunità” per prevedere nuovi spazi alternativi – come palestre, cinema, musei, parchi – per svolgere le lezioni in sicurezza.
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In sostanza e le scuole, avvalendosi degli strumenti dell’autonomia, potranno contemplare:

  • riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento
  • una frequenza scolastica in turni differenziati
  • l’aggregazione delle discipline in ambiti disciplinari
  • ingresso a scuola scaglionato e differenziato
  • l’estensione del tempo scuola alla giornata del sabato
  • una collaborazione con Enti locali, istituzioni pubbliche e private e realtà del terzo settore per svolgere attività didattica in spazi diversi da quelli scolastici.

I punti critici

Le principali critiche che sono state mosse alle Linee Guida riguardano:

  1. la mancanza di finanziamenti: la scuola resta l’ultima ruota del carro, e dopo aver riaperto discoteche, lidi balneari e ludoteche, si è pensato di riaprire la scuola il 14 settembre – per poi richiuderla per le elezioni di settembre in alcune regioni – senza prevedere un piano finanziario che risponda alle esigenze. Solo finanziandola in maniera finalmente adeguata la scuola può riaprire in sicurezza e magari anche con un po’ di qualità in più. I soldi servono per assumere insegnanti che potrebbero gestire gruppi classe più piccoli invece delle classi pollaio italiane, per attrezzare laboratori, per creare spazi diversificati dove far lavorare gli studenti in piccoli gruppi. Niente di tutto ciò, i fondi sono destinati ad assumere personale ATA, che finirebbe col sorvegliare i ragazzi in classe mentre arriva il docente, molto probabilmente precario o supplente;
  2. sicurezza sanitaria: nessun cenno alla creazione di un cordone sanitario, presidi sanitari a scuola o interventi in materia;
  3. il ruolo dei dirigenti e degli Enti locali: nel documento, in pratica, le decisioni vengono delegate ai dirigenti in nome dell’autonomia scolastica. Quindi sarebbero loro a dover capire, sulla base delle caratteristiche delle loro scuole, come organizzare le classi, come accordarsi con gli Enti Locali – che dovrebbero mettere a disposizione spazi comunali per organizzare lezioni e attività laboriatoriali – come predisporre l’orario scolastico, il tutto poi assumendosi quale responsabilità legale in caso di focolaio o casi di Covid?
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Insomma resta l’amaro in bocca per una situazione che avrebbe potutorappresentare un’occasione per ripensare le cose cambiandole in meglio.

Oggi pomeriggio il comitato Priorità della scuola scenderà in sessanta piazza italiane a manifestare contro il decreto.
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