Articolo della dottoressa Licia Calderone, logopedista.
Per favorire l’acquisizione del linguaggio nel bambino, é importante parlare con lui sin dai primi mesi di vita, usando un linguaggio molto semplice e chiaro, in modo che lui possa porre facilmente attenzione alle parole che veicolano il significato di tutto ciò che gli sta attorno.
I momenti migliori
per creare situazioni di scambio comunicativo sono le routines giornaliere, durante le quali è naturale commentare quello che si sta facendo anche solo nominando gli oggetti o le azioni in modo ripetitivo, così da facilitarne l’apprendimento. Quindi se durante il bagnetto giochiamo con una paperetta in plastica e la chiamiamo “papera” dovremmo cercare di riproporre sempre questa etichetta, evitando (almeni nelle fasi iniziali) sinonimi o vezzeggiativi. Prima di produrre una parola, il bambino ne impara il significato ed è descrivendo quello che gli sta attorno che favoriamo l’incremento del suo vocabolario in comprensione. Per cui tutte le volte che noi nomineremo “papera” lui la guarderà, cosi ne imparerà il significato. Questo avverrà per tutto il resto delle cose che appartengono al suo “mondo”.
Precisiamo che le prime produzioni del bambino sono dei suoni
per lo più onomatopeici, che nelle prime fasi corrispondono proprio a delle parole. Quindi se vogliamo stimolare nel nostro bambino la capacità di nominare e richiedere le cose, possiamo cominciare proprio con i suoni che andranno naturalmente associati alle cose. Questo è possibile farlo nei famosi momenti di routine colorando i nostri commenti con tanti suoni. Se ad esempio durante il bagnetto facciamo scorrere l’acqua del rubinetto, spieghiamogli che “l’acqua scende, e fa ssschhh”, oppure se la papera cade in acqua fa “bum”. I bambini imparano a parlare attraverso l’imitazione dei modelli che noi gli proponiamo. Andare quindi a stimolare la loro abilità imitativa è un modo per favorire l’apprendimento dei nostri modelli linguistici.
Le modalità sono tante
spesso i genitori le mettono in pratica in maniera spontanea: ad. es cantando una canzoncina che prevede numerosi gesti e suoni, (che il bambino proverà a ripetere se sentita in modo ricorrente ) o più in generale proponendo giornalmente tutti i gesti che ‘sostituiscono’ le parole nei vari momenti della giornata, ad es. girare il dito sulla guancia per dire “buono” o ruotare pollice ed indice per dire “non c’è piu”. Il precursore alla comunicazione linguistica, quindi, è proprio quella gestuale, più semplice da imitare e da riprodurre nelle prime fasi di vita del bambino.
Potenziare pertanto l’uso dei gesti
per insegnare al bambino a comunicare è la strategia più semplice e naturale per favorire momenti di interazione tra voi e il bambino. Mentre si aspettano le parole, perché non usare i gesti? In questo modo si evita la comparsa di comportamenti problematici come le urla o il pianto del bambino “che non riesce a farsi capire”. Importante è rendere la comunicazione un momento piacevole e non fatto di pressanti richieste quali “come si chiama?” o “prima dimmi che vuoi e poi te lo do”, trucchi utili solo a far indisporre il bambino. Di certo é indispensabile non anticipare i suoi tentativi di comunicazione, evitando di porgli tutto alla sua portata o dargli quello che vuole senza prima attendere che sia lui a comunicarvelo, anche solo con un suono o un gesto. Tali strategie, associate allo sviluppo e la maturazione delle sue capacità orali e cognitive, favoriranno una corretta e naturale acquisizione del linguaggio secondo le tappe evolutive.