A tutta Mamma non è un giornale a vocazione regionale ma è nato e sta crescendo in Sicilia (terra di chi lo ha creato e di ampia parte delle redattrici). Oggi la Sicilia piange. Lo fa a dirotto, con il medesimo andamento di quella pioggia, che ieri ha sradicato 12 vite. Per sempre. Noi non facciamo cronaca, ma oggi non potevamo venire meno al “dovere di cronaca”. Rachele 1 anno, Federico 3, Francesco 15. Citiamo loro per ricordare tutte le vittime di questo sabato di inizio novembre. Due fratellini e un cuginetto. Quante volte tra queste pagine parliamo di bimbi, mamme, famiglie. A volte lo facciamo tracciando la strada dell’ironia, altre appellandoci ai pareri dei medici (per questa o per quell’altra patologia da “bimbi” e “da mamme”), altre volte li raccontiamo con il tramite delle loro storie di vita.
Chi erano Rachele, Federico e Francesco?
Erano semplicemente tre bambini ed avevano tutta la vita davanti. Non abbiamo voluto sapere altro. Abbiamo scelto di non scavare tra i fotogrammi, sparsi in rete, da cui emergono sfuocati frammenti dei loro volti. Erano tre bambini che stavano trascorrendo, con genitori, nonni e zii un sabato sera. Uno come tanti. Forse una pizza in compagnia, poi magari Portobello su Rai 1, un gioco di società, mentre la più piccina, solo 1 anno, sarà stata il centro esatto dell’attenzione di quella famiglia, che immaginiamo unita nella condivisione di un momento quotidiano, di una gioia semplice, di quelle che ci passano accanto spesso e alle quali, con frequenza, non facciamo caso. Forse progettavano il Natale, le cose belle da fare, i regali da mettere sotto l’albero o la gita in montagna. Ci sarà stato rumore di giochi e di video cartoons in quella villetta di Casteldaccia. Odore di pappa e mamme che rincorrono i loro piccini. Ci sarà stata la confusione bella, che si respira a pieni polmoni nelle ormai poche famiglie, capaci di stare unite e di godere della felicità piccina di un sabato sera “tutti insieme”.
Il destino della famiglia di Casteldaccia
Secondo la girandola inspiegabile della vita qualcuno, in quella famiglia, si è salvato. Il papà di Francesco pare fosse andato a comprare dei dolcetti. Qualcun’altro si è arrampicato, appellandosi al giusto istinto di sopravvivenza, che lo ha reso testimone della fine di chi più amava. Dettagli. Nei quali non scendiamo ulteriormente. Oggi è stato il risveglio più triste. Non vogliamo tra queste righe cercare cause o individuare colpevoli. Alla stessa maniera oggi non possiamo parlare di “malattia da bambini e da mamme”, di paturnie da duenni e di depressione post partum. Oggi, in punta di piedi, vogliamo ricordare, cuore a cuore, Rachele, Federico e Francesco e insieme a loro tutte le dodici vittime accertate di questo sabato che, se solo fosse possibile, vorremmo cacciar via dal calendario.
Rachele, Federico e Francesco dentro un abbraccio
Ciascuna mamma, stamani, svegliandosi e sentendo la triste storia di Rachele, Federico e Francesco avrà stretto i propri piccini un po’ più forte del solito. Noi, con quel pizzico di ingenuità che è necessaria per tirare avanti, vogliamo credere che Rachele, Federico e Francesco ora si trovino tra un abbraccio talmente caldo e riconoscente, che da quaggiù non lo si può neppure immaginare. Che la vostra storia ci insegni ad essere migliori nel percorrere i passi incerti della vita.