Brutto mestiere fare la mamma. Me lo diceva un tempo mia nonna. Ed ora che anch’io sono una mamma, ecco i motivi per cui lo sconsiglio.
Rimani incinta: la nausea e l’insonnia. Il corpo che cambia. I chili che aumentano. Però sei felice: che illusa! Pensi che quando arriverà il tuo bimbo, tutto tornerà come prima, anzi meglio. Sarai di nuovo leggera, potrai alzarti al mattino senza bisogno di tuo marito che ti sfili dal letto. Potrai croggiolarti senza pensieri, come facevi prima, quando eri ancora una fanciulla spensierata. Ed in più avrai da spupazzare il tuo pupo e sarà tutto perfetto.
Che illusa! Non sai ancora cosa ti aspetta. Un figlio nasce e scoppia una bomba al centro del tuo petto ed ovviamente rimbomba nel cuore, nella pancia, nella testa, perfino nelle gambe.
Dormire sonni sereni: scordatelo.
Cominci la prima notte: i pianti, il latte, la colichetta, il pannolino da cambiare. Pensi: domani sarà meglio, ma si tratta di un altro domani o forse di quello dopo ancora. Il tempo di svezzarlo, sogni, e non reclamerà più tutte quelle poppate notturne.
E no, lo svezzamento non è come premere il pulsante on di un interruttore. Sono facce storte, digiuni a oltranza, pappe sputate dappertutto, pure su quel bellissimo tappeto in soggiorno dove, fino a poco prima di essere mamma, non consentivi a nessuno di avvicinarsi.
Ma tuo figlio può, perché i figli possono laddove agli altri, perfino a te stessa, non è consentito.
Imparerà a camminare, diventerà autonomo: questo l’obiettivo. Quando arriva il momento ti accorgi però che tu sei i suoi passi, il sostegno, la guida, il maniglione d’emergenza, che lui sarà pronto ad afferrare quando sta per cadere. Tu devi esserci, sempre. Ma capiterà anche che lui vorrà prendere la sua direzione, seppure con i passi incerti, anche quando l’inciampo sarà la sola possibilità. Tu dovrai lasciarlo fare e capire che quella è la prima prova di resistenza: al tuo istinto di controllo, di possesso, di desiderio di tenere per te il tuo piccino, di sperare che piccino rimanga per sempre. Che i figli, si sa, sono nostri solo dentro la pancia, poi li dai al mondo e come diceva una bella canzone, sarà tanto a tenerne un pezzetto per sè.
Brutto mestiere è fare la mamma: le coliche, lui rosso come un peperone e tu che vorresti stare al suo posto, pur di non vederlo soffrire. I dentini, ahi ahi quanto male, e poi i malanni, la febbre alta, il termometro a cui appendiamo tutte le speranze, i virus, tanti, troppi, alcuni “spaventosissimi”. Il tuo cuore che galoppa e quel sentimento che è simile allo stare su un volo dove si accavallano i vuoti d’aria. Tu però devi essere il pilota, non uno qualsiasi, proprio il comandante: stabile, forte, sicuro. Dovrai essere capace di pilotare fino a destinazione passeggeri ed equipaggio. Vorresti piangere e diventare anche tu figlioletto, dentro il rifugio sicuro della tua mamma. Ma non è così, perché ora la mamma sei tu e sei diventata il porto, l’ancora e la salvezza e diventi anche più indulgente verso tutte le mamme del mondo, compresa la tua (forse).
Brutto mestiere fare la mamma. Osservi tuo figlio e non puoi mai voltare lo sguardo dall’altra parte. Ti fa una raffica di domande e tu devi metterti il cuore nelle mani e rispondergli con sincerità, ma non sarà facile, perché non tutte le risposte sincere sono adatte ai bambini.
Brutto mestiere essere mamma, perché un figlio, appena viene al mondo, ti fa riavvolgere il nastro del tuo essere figlio. Tornerai bambina, ricorderai cose e persone che credevi morte e sepolte. Ti scenderà qualche lacrima, avrai anche un rigurgito di rancore, ma passerà, perché ti basterà guardare tuo figlio per capire che i passi da fare sono tutti in avanti.
Lo accompagnerai al suo primo giorno di scuola e ti commuoverai, ma dovrei tirare le lacrime indietro e spingerle a forza verso il cuore. Tuo figlio dovrà vederti serena mentre percorre a piccoli passi la strada, senza ritorno, verso la sua indipendenza.
Non sarà facile perché un figlio ti regala l’illusione della creazione, di qualcosa che sia esattamente tuo, ma così non è, per fortuna. Dovrai calibrare il terrore per non trasmetterglielo e dovrai dare un calcio alla parte più oscura di te, affinché lui non la faccia sua. Dovrai stringere i denti mentre vola in bicicletta, quando farà a botte per la prima volta con un amichetto, quando ti sembrerà vittima della peggiore ingiustizia, quando si innamorerà e tu non sarai per lui “la più bella, la mia principessa, l’amore, amore mio mamma”. Dovrai stare distante, senza perderlo d’occhio e capire che essere mamma significa anche farsi da parte.
Ti farà sentire esausta quando chiamerà “mamma” 780 volte in un solo giorno, quando ti implorerà di giocare e tu non ne avrai voglia, perché é legittimo che una mamma a volte non abbia voglia di montare i lego, incastrare puzzle e fare faccine. Te ne pentirai, perché l’infanzia, si sa, è un tempo lunghissimo, che però passa in fretta. Ti farà sentire in colpa quando lo piazzerai davanti ai cartoni, perché vuoi mezz’ora di pace, solo per te. Le volte che penserai di non sopportarlo più, che hai urlato perché fa i capricci, non ti ascolta ed é tutto il contrario del tuo ideale di figlio. Penserai a tutte le volte che, senza essere ancora una mamma, hai giudicato qualche altra mamma. “A me non succederà mai.” Hai detto. Ma una volta mamma imparerai che con i figli “mai dire mai”.
Il dottore non ti farà più paura, ma te ne farà tantissima quando visiterà il tuo piccino.
Brutto mestiere è fare la mamma: la buona alimentazione, le attività da organizzare per il tuo bambino, le amicizie da coltivare, anche quando dietro un bimbo dolcissimo c’è quella mamma che ti sta sulle scatole. Ma suo figlio é l’amichetto del tuo e quindi va bene così.
Non parliamo poi dell’equilibrio di coppia. Se prima c’erano domenica spalmati sul divano tra maratone di film, pizza, baci e tanto altro che non scrivo qui, quando sei mamma già é tanto sei riesci a dire al tuo lui dieci parole di fila, senza qualcuno che le interrompa.
Brutto mestiere è fare la mamma, perché non dormirai più: dal ritorno all’ospedale e finché avrai vita, il tuo battito vorrà essere in sincrono con quello di tuo figlio. Non sempre sarà così e quando non ci sarà una finestra dietro la quale aspettare, guarderai l’attesa in un soffitto, nella tv, meglio ancora in un libro.
Brutto mestiere è fare la mamma, diceva mia nonna, che tra tutte le mamme, che io ho conosciuto, è stata la più appassionata nel fare il mestiere più bello: la mamma!
Auguri a tutte le mamme: quelle che hanno portato i loro bimbi nella pancia, quelle che li hanno tenuti nel cuore, quelle che li desiderano, quelle che non li hanno partoriti e quelle che hanno amato i figli delle altre. A tutte, auguri.