Una tragedia che oggi ha colpito una bimba di Palermo, ma che, a varie latitudini ha già in passato avuto effetti deleteri e talvolta fatali tra preadolescenti e ragazzi. Un’età difficile, quella che sancisce il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, il bombardamento social, che ormai non esclude nessuno, lo spirito di emulazione. Abbiamo affrontato il delicato argomento con la psicologa Valeria Augello.
I ragazzi vittime delle challenge, perché succede?
Il Challenge rappresenta un modo tutto nuovo, che inizia a farsi strada soprattutto tra gli adolescenti, ed è dedicato al confronto con se stessi. Attenzione, non stiamo parlando di competizioni positive, volte ad accrescere impegno ed autostima, ma della messa in scena di comportamenti estremi e pericolosi. Ragazze e ragazzi tanto più sono confusi, annoiati e smarriti tanto più vengono attratti da questo andare “oltre”. Trasgressioni dal pericolo disconosciuto e celato travestite da successo e popolarità.
Il concetto di rischio viene sottovalutato, anzi a volte, non è neanche minimamente valutato. In questo modo anche le richieste più assurde diventano appetibili e giustificate. Lo comprende benissimo chi pensa, lancia, organizza e gestisce la sfida, in quanto questa è sempre rivolta ad un target che, per natura, si trova a vivere una fase in cui vi è scarsa capacità di controllo delle proprie azioni.
Il rischio dei social
I social possono rappresentare un modo alternativo per ritrovarsi, ne abbiamo avuto prova in questo tragico momento. Possono essere un modo per ampliare conoscenza e affinare le sensibilità, un modo per esplorare e conoscerci meglio, trovare soluzioni, in poche parole per evolvere. Ma rispetto a tutti i processi di crescita il social attiva meccanismi disfunzionali che riescono a sfuggire e strutturarsi in maniera negativa velocemente.
Come aiutare i nostri ragazzi?
Serve un contenimento familiare e sociale che sostenga, indirizzi e guidi, i ragazzi a veicolare le proprie energie in senso costruttivo. Le figure di riferimento devono farsi carico anche di questo nuovo carico educazionale.
Gran parte delle cose che facciamo siamo riusciti a farle imitando gli altri. Si tratta di un processo innato. Spesso sono le figure predominanti della nostra vita che si pongono come modelli da perseguire, figure che ci accudiscono e donano protezione e amore. Quando invece si crea il vuoto affettivo ed emotivo, allora, arriva il bisogno urgente di emulare per capovolgere solitudini e incertezze. In questo caso siamo dentro storie di sofferenza emotiva che vengono attratte, più di altre, fa forme di espressione distruttive.
Il Challenge attrae l’ingenuità e la sofferenza e, pertanto, necessità, di supervisori attenti ed allenati, pronti a fornire strategie di contenimento adeguato.