Bimbi che non dormono la notte. È uno dei principali motivi di stress dei neo genitori. Risvegli frequenti o addirittura veglie interminabili. A chi non è successo? L’età critica è quella che va da 0 a 3 anni. Nei primi mesi, il neonato fa risvegli frequenti per la poppata (con una media di un risveglio ogni 2/3 ore). Intorno al terzo mese di vita, il piccolo dovrebbe stabilizzarsi e sentire il bisogno di mangiare a intervalli più lunghi (ovviamente questa non è una regola che vale per tutti e si fanno dei distinguo tra i bimbi allattati al seno e quelli con latte artificiale. I primi si attaccano più volte durante la notte, ovviamente con il vantaggio che la mamma non debba alzarsi per scaldare il biberon. I neonati, allattati artificialmente dovrebbero avere un’autonomia maggiore, di contro, però, hanno un rischio maggiore di soffrire di “rigurgito” e impiegano più tempo nel digerire).
Ci sono genitori pronti a giurare, però, che il loro bimbo, ormai “grandicello” seguita a fare le veglie notturne, con un fastidioso scompenso dell’equilibrio di tutta la famiglia.
In merito si è pronunciata la Società italiana di Pediatria preventiva e sociale, che ha suggerito un elenco di cause e di rimedi relativi al sonno notturno dei bimbi fino a 3 anni.
Perché i piccini hanno difficoltà a prendere sonno o si svegliano spesso durante la notte?
Il primo motivo, secondo lo studio, è un’indisponibilità o addirittura un’incapacità del piccolo ad addormentarsi da solo. Da lì può derivare la paura di andare a dormire, con la conseguente resistenza al sonno e qualora questo prenda il sopravvento, con i risvegli frequenti, talvolta dovuti agli incubi.
Le soluzioni però esistono
Evitare:
- Nelle due ore precedenti la nanna bevande eccitanti, quali quelle contenti caffeina e teofillina (cioccolata, tè, coca cola)
- Alcuni farmaci che possono contenere caffeina o alcol (leggere bene il foglietto illustrativo e chiedere al pediatra se è possibile somministrarli in altro momento della giornata)
- Alcuni giochi “eccitanti”, specialmente quelli di movimento
- Musiche e carillon posti sul letto del piccolo, che invece di ninnarlo possono distrarlo. A questi preferire la tradizionale ninna nanna
- Il bagno può risultare rilassante per alcuni bimbi ed eccitante per altri. Verificata la seconda ipotesi, è preferibile farlo nel pomeriggio
- Qualora il bimbo piangesse nella fase di addormentamento, è bene andargli vicino ma evitare le eccessive attenzioni. Sì a un massaggino o al cambio del pannolino. No al prenderlo in braccio, distogliendolo quindi dalla ripresa del sonno
- Non accendere luci forti e mantenere un tono di voce basso.
Come aiutare il bimbo a dormire bene?
No all’effetto “presa in giro”. Mai far addormentare il bimbo nel lettone per poi adagiarlo nel suo lettino. Il risveglio potrebbe essere ancora più traumatico ed ancora più difficoltoso il farlo riaddormentare.
Il bimbo va messo nel lettino da sveglio
È consigliabile dargli un oggetto a lui caro per farlo addormentare (il pupazzo preferito, ma anche un indumento).
Avere orari regolari durante il giorno (risveglio, pasti, giochi, sonnellino).
Instaurare un rituale dell’addormentamento.
Separare le attività diurne da quelle notturne, insegnandogli che di notte si dorme e basta.
Ricordare al bimbo con anticipo quando è l’ora di fare la nanna (ad esempio, già mezz’ora prima i genitori possono dire al bimbo: “Giochiamo un’ultima volta con i lego e poi tutti a nanna”).
Evitare la tentazione di giocare o intrattenere il bimbo durante la notte (magari a seguito di un risveglio). La notte è il momento del sonno, del silenzio, delle luci che calano.
Cosa aiuta la buona nanna?
- La temperatura della stanza, che deve aggirarsi intorno ai 20 gradi
- Non coprire troppo il bimbo
- Le dimensioni del letto devono essere adeguata a quelle del bambino (nel caso di lettino e di bimbo ancora neonato, usare i riduttori. Nel caso di bimbi più grandicelli andrebbero evitati i paracolpi, vuoi per ragioni di sicurezza (evitare il rischio soffocamento) vuoi perché limitano la visuale del bambino
- Non tenere oggetti che possono essere pericolosi nel lettino (peluches troppo grandi ad esempio). Quindi
l’orario di addormentamento e quello del risveglio dovrebbero essere mantenuti costanti - Non mandare il bambino a letto affamato. Il rischio è quello del risveglio notturno in preda a crisi di pianto
- Evitare di farlo bere troppo prima e durante la notte
- No ai sonnellini diurni troppo frequenti e troppo lunghi, specie nelle ore serali
- Aiutare il bambino ad associare il letto con il sonno.
- Evitare, quando possibile (regola che ovviamente non vale per i neonati ai primi mesi di vita), di farlo addormentare in braccio o in altri luoghi per poi metterlo nel lettino. Quando si sveglierà si troverà in un posto che non riconosce subito e vorrà ritornare fra le braccia del genitore per riaddormentarsi.
- Resistere alla tentazione di usare il ciuccio o il biberon per farlo addormentare.
Ovviamente le regole, di cui abbiamo parlato, sono indicazioni generali, formulate dalla Società Italiana di Pediatria preventiva e sociale in collaborazione con la Società Italiana delle Cure Primarie pediatriche, a seguito di un progetto che ha coinvolto 111 pediatri e 2.030 bambini nel 2016. Ci piace sperare che questi numeri siano incoraggianti e possano essere trasferibili alla realtà quotidiana di molte famiglie “assonnate”.