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Alessia: io viva per miracolo tra le macerie del terremoto di Catania

Una storia commovente, forte e di salvezza

Alessia, 28 anni e la vita salva per miracolo. Perché, che si abbia o meno fede o semplice fiducia verso qualcosa di “alto”, è immediato parlare di miracolo quando salvi la pelle e c’è di mezzo una casa che crolla, un sisma di quasi 5 gradi e un vulcano su tutte le furie.

È la notte tra il 25 e il 26 dicembre. Sono giorni di festa. Alessia, che di mestiere fa l’insegnante e l’artista e che vive nel cuore di Catania, decide di passare qualche giorno a casa della mamma. Un ameno casale di pietra lavica a Pisano, a due passi da Zafferana, epicentro del sisma.

Il racconto del terremoto

“Per tutto il giorno di Natale, ci racconta Alessia, c’erano state migliaia di scosse. Noi etnei siamo abituati ai sentori del vulcano. Stavolta però si capiva che la furia era maggiore. Abbiamo trascorso un Natale in allerta, pur cercando di godere della serenità familiare: il pranzo, le chiacchiere, la tombola. Piccole felicità da gustare quando è possibile. Poco dopo mezzanotte, al momento di metterci a letto, però, decidiamo di dormire tutti nella stessa stanza, compresi i due cani di mamma e del suo compagno. Avevamo una sorta di presentimento e la notte, il sonno in particolare, ti rendono indifeso quanto un bambino. Una volta a letto abbiamo avuto qualche difficoltà ad addormentarci. A notte inoltrata, però, crolliamo per la stanchezza. A quel punto accade quanto non avremmo mai voluto. Ci sveglia il boato. Mi ritrovo con la faccia piena di calcinacci. Non c’è tempo per riflettere. Prendiamo di peso i cani e fuggiamo. È questione di attimi e davanti ai nostri occhi vediamo crollare buona parte della casa. Un dolore immenso che si mescola all’istinto di sopravvivenza, alla consapevolezza di esserci ancora, malgrado la forza della natura in rivolta”.

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La ricognizione dopo il sisma

 

Il casale è in una zona riservata, in campagna. Ha davanti un portico e una scaletta, quasi del tutto crollata.

“Nelle ore seguenti la scossa più forte ci siamo radunati in strada con amici e parenti. Poi siamo andati da una mia zia, in un paesino sull’altro versante dell’Etna. Per fortuna non siamo rimasti sfollati. Il giorno di Santo Stefano, con tutte le cautele del caso, siamo andati a fare una ricognizione dei danni. Il cuore spezzato in due. Mobili, libri, ricordi piccoli e grandi andati del tutto distrutti. Buona parte della casa ridotta a un cumulo di macerie. Un dolore enorme. Perché, se è vero che la vita è salva e questo è ciò che conta, la casa é un pezzo di vita, è cuore, focolare, calore, ricordi costruiti con amore, dolore, fatica e passione. Probabilmente non potremo più abitare quella casa a noi tanto cara. Forse recupereremo una piccola percentuale delle nostre cose, messe su in anni e anni di sacrifici. Personalmente sono grata alla vita perché ci sono ancora. È vero, lo choc è stato ed è ancora enorme, ma sono qua, il resto verrà da sé. Abbiamo visto uomini e donne con ferite serie (io me la sono cavata con delle escoriazioni al volto, nulla di grave), anziani piangere ed essere salvati in extremis. Speriamo adesso di non essere lasciati soli. Siamo vittime incolpevoli di una calamità, è giusto essere aiutati a ricomporre i pezzi di questo puzzle, sfasciato d’improvviso in una notte di festa”.

Il sisma etneo ha provocato decine e decine di danni a cose  e persone. Trenta in tutto i feriti, nessuno dei quali in pericolo di vita. La vicenda più dolorosa è quella di un anziano di 80 anni, salvato dopo ore sotto le macerie. Decine le case distrutte ed in centinaia gli sfollati, ospiti in hotel e villaggi turistici. Questa volta la catastrofe ha risparmiato vite, ma ha azzerato case, ricordi, calore. La storia di Alessia e le foto, da lei gentilmente fornite, ci fanno riflettere e al contempo ci lasciano senza parole.

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Ringraziamo Alessia per la sua testimonianza e le auguriamo ad maiora!

 

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