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Al caro professore Lillo Sciortino, che ci ha regalato sogni e passioni buone

Ricordiamo l'insegnante agrigentino a un anno dalla sua scomparsa

Caro professore,

è passato un anno dalla sua partenza e non sembra ieri.
Il tempo ci ha consegnato giorni lunghi e larghi, pieni di ostacoli collettivi e di riflessioni. In mezzo c’è stata anche la sua assenza.

Quando una persona buona “parte”, ti manca essenzialmente il sapere che non é  più ad occupare il suo posto nel mondo e a contribuire a farne uno spazio migliore.

L’ho ricordata tante volte, caro prof: con chi la conosceva appena, con chi, come me, ha avuto il privilegio di essere un suo allievo. Anche con i suoi familiari, persone preziose, che ho avuto la fortuna di conoscere la scorsa estate, nella sua San Leone, in occasione di un evento culturale, durante il quale abbiamo voluto ricordarla.

É stato bello conoscere sua moglie: una donna cauta, gentile, riconoscente, che coltiva il suo ricordo con dovizia. Quindi sua nuora, Daniela Vetro, un talento nel mondo delle illustrazioni e dei fumetti. Nel giro di poco, per la logica perfetta del passa parola di cose belle, sono entrata in possesso del libro sulla Valle dei Templi realizzato proprio da Daniela.

Laura, mia amica cara e sua allieva, lo ha regalato a mio figlio, che ne è rimasto rapito. A partire da quelle pagine, sfogliate con la golosità di conoscere che è dei più piccoli, ha voluto rivedere la Valle, stavolta con un piglio consapevole, a dispetto dei suoi cinque anni di età.

Ha rintracciato a menadito i percorsi, anticipando, libro alla mano, quel che avremmo visto. Lui piccolino tra le colonne doriche e io, che nella Valle ho creduto di esserci per la prima volta.

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Ah quanto è miracoloso il potere di un buon libro!

Ho anche ricevuto in dono una pubblicazione con dei suoi scritti, ma non l’ho ancora letta. Conservo una riverenza grande verso il suo sapere e voglio leggere le sue righe quando sarà pronta, con il tempo e la concentrazione necessari e sufficienti per comprenderle per come meritano.

I ricordi

Ho ripensato alle sue lezioni di storia, quando pareva di stare a Marzabotto, tra i colli emiliani, a sentire le urla sventurate degli innocenti, o a tessere intrighi alla corte elisabettiana o ancora a osservare il fascino senza tempo e spazio di Madame de Pompadour.

Cosa avrebbe detto, caro prof, di questa guerra, che ci è piombata di sopra, mentre stavamo pensando a tutt’altro? Avrebbe fatto una delle sue disamine che lasciavano a bocca aperta, perché il suo senso critico era così alto da confermare il pregio da maestro. Ricordo quando eliminò qualsiasi romanticismo per parlarci di Giuseppe Garibaldi e dei suoi mille. Lo svestí dei panni incontestabili dell’eroe ed osó dire che fosse un sanguinario. Che coraggio!

Quando iniziò a spiegarci la storia, ormai tanti anni fa, lo fece mostrandocela come una risorsa e non come un elenco nioiosissimo di date, luoghi e nomi. Poco le importava che ricordassimo a memoria il giorno, il mese e l’anno di un accadimento, lei pretendeva che centrassimo il periodo, i moti di lettere e di cuore che lo animavano, i personaggi che  gli avevano dato vita.

Ci ha insegnato che imparare la lezioncina a memoria non serve a nulla, ma che avere un’idea personale su un fatto è fondamentale per fare bene, non solo tra i banchi di scuola.

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Qualche settimana fa ho iscritto mio figlio in prima elementare. Non le dico l’emozione che ho provato e in combutta anche il dubbio: avrà insegnanti capaci di regalargli una passione, un sogno, un buon motivo per studiare?

Un buon insegnante

Ho subito pensato a lei, che è stato l’insegnante migliore perché ha trasmesso a noi sui allievi sogni, passioni, motivi validi per cercare la conoscenza e per non stancarci di farlo.

Ci ha promesso che non avremmo mai dimenticato le sue lezioni. Che un giorno, a trenta e passa anni, facciamo anche a quaranta, ci saremmo stupiti nel ricordare il fenomeno e il noumeno kantiano, la triade dialettica di Hegel o la storia di Elisabetta la Bastarda. Aveva ragione, ricordo quelle lezioni con una certa lucidità e rispolverando questo sapere si accende un ricordo. Il liceo classico Empedocle di Agrigento, che aveva le aule affacciate sul mar Mediterraneo, sulla casa di Pirandello e più a destra sulla Vigata di Camilleri. Era uno dei panorami più belli dell’umanità, ma eravamo troppo giovani e inquieti per rendercene conto. Lei piazzava la sedia al centro della classe, chiudeva gli occhi e iniziava a parlare di storia e di filosofia facendoci battere il cuore, instillando nelle nostre menti così giovani la passione buona per la cultura, la consapevolezza che “il sapere” è tutto e senza restiamo poveri, orfani, esuli.

Il primo giorno di scuola ci disse solenne che i filosofi cercavano la verità e iniziò a interrogarci: “Signorina del secondo banco, cos’è secondo te la verità?”

Biascicammo cose di poco senso. Qualcuna mise in mezzo dogmi e paroloni, qualcun’altra chiese che si passasse oltre, io ci piantai”un’arrossita” delle mie. Prese parola lei: “La verità è una creatura pregiata, coperta di veli, tanti e fitti. Ogni filosofo ne toglieva uno, al massimo due o tre. Nessuno però ha mai visto in faccia la verità ed è questo il grande mistero della filosofia. Non stancatevi però di cercarla questa creatura di pregio.”

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Caro prof, ci ha donato ricordi profondi, ci ha lasciato il peso della sua assenza e un’orma che sarebbe bello seguire.

Era una persona colta, nella mente ed anche nel cuore. Un uomo buono e rispettoso. Un bravo maestro, di quelli che ne restano pochi. Ci ha donato un’eredita preziosa: sperare che i nostri figli incontrino a scuola bravi maestri come lei,  nati con la vocazione per il mestiere più nobile e complesso. Che sono tali perché vogliono, non perché devono. Che come lei siano capaci di insegnare il rispetto, di dare una direzione senza imporsi, di essere autorevoli, ma con il sorriso paterno, di non punire, ma di sapere indicare. Che soprattutto incontrino insegnanti capaci di regalare una passione buona, che diventi strada da percorrere e obiettivo di vita. Che senza passioni la vita vale poco o nulla. Ed anche questo lei ci ha insegnato e le sono grata senza fine.

 

 

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