La lotta al Coronavirus è la scommessa dell’Italia. La paura che il virus colpisca in modo esponenziale il sud è un punto nell’ordine del giorno dell’emergenza. La comunità medica del Mezzogiorno e delle Isole è pronta a prepararsi ai grandi numeri: si potenziano reparti di malattie infettive e terapia intensiva, si cercano nuovi medici e paramedici, si rimediano respiratori, si stanno creando dei centri dedicati Covid-19. I prossimi giorni potrebbero quelli dell’incremento esponenziale dei contagi. In Sicilia sono tornati in 30.000 dal nord, con code di rientri anche nell’ultimo week end. L’ordinanza prevede l’isolamento assoluto per chi è tornato, con il divieto ad uscire di casa. Intanto gli ospedali siciliani stanno già curando i malati di Covid-19 ed insieme a quelli della Campania e della Puglia hanno sottoscritto un accordo con la regione Lombardia per accogliere pazienti. Nella regione lombarda non vi sono più posti letto in terapia intensiva e rianimazione, quindi sono già iniziati i trasferimenti verso le regioni, capaci ancora di sopperire all’emergenza, con reparti idonei. Ieri, con volo militare, sono arrivati all’Arnas Civico di Palermo due pazienti bergameschi, che necessitavano di cure in terapia intensiva. Trasferimenti anche al Cotugno di Napoli. Le tre regioni coinvolte nell’accordo, infatti, sono quelle che, nel Mezzogiorno, dispongono di reparti, personale ed attrezzature ad hoc per fronteggiare, almeno fino a questo momento, l’epidemia.
Abbiamo chiesto al dottore Tullio Prestileo, infettivologo palermitano e dirigente medico all’Arnas Civico, di fare il punto della situazione.
Ieri sono arrivati due pazienti da Bergamo. partito un protocollo di aiuti Sicilia Lombardia. C’è chi critica la scelta
Come si può criticare la scelta di accogliere e curare chi è nel bisogno? Abbiamo dimenticato i viaggi delle speranza che noi del sud abbiamo fatto per farci curare al nord? A chi critica rispondo che se alla mia tavola ho dieci posti disponibili, devo fare sedere e mangiare chi ha più fame. Per ora in Sicilia non abbiamo criticità, è giusto soccorrere chi invece vive nelle regioni della criticità.
Come è la situazione Covid-19 negli ospedali siciliani?
Finora è tutto sotto controllo. L’asticella è alta perché ci aspettiamo nei prossimi giorni un incremento dei contagi. Stiamo però gestendo bene tutto quel che riguarda l’allerta Coronavirus. Abbiamo settantuno pazienti ricoverati nei vari nosocomi attrezzati dell’isola. Di questi quindici sono in terapia intensiva. Numeri sicuramente incoraggianti, che fanno ben sperare. Nella nostra isola, finora, non vi è stata crescita esponenziale del virus. Come continuare nel contenimento? Rimanendo a casa. L’unico modo per fare sì che il virus non viaggi è ridurre drasticamente i contatti tra persone, soprattutto in vista di un picco. Non abbiamo altre armi a disposizione se non questa. Rimanere a casa significa uscire solo per le necessità più stringenti. Non usare l’alibi della spesa per delle sortite quotidiane al supermercato, piuttosto meglio riscoprire la botteguccia del quartiere. No tassativo alle reunion familiari o tra amici. Neppure in piccoli gruppi. Ciascuno rimanga con il suo nucleo familiare. Stringiamo i denti per chiudere la partita con il virus.
In Sicilia come state curando i pazienti affetti da Covid-19?
Con i protocolli in uso dalla comunità scientifica italiana e che stanno dando buoni riscontri. Combinazioni di anti-virali specifici per la cura di ebola ed hiv (fermo restando che il Coronavirus non deve essere assolutamente essere paragonato all’hiv, né come patologia, né come modalità di contagio). Sta dando buoni risultati, nel trattamento delle fasi precoci, anche l’uso di boli di vitamina C. Quindi mi sento anche di consigliare, in questo momento storico, di incrementare la vitamina C nella dieta, ma in maniera naturale: spremute di agrumi, via libera a kiwi, broccoli e spinaci. Non cadete però nella trappole commerciali del web, che sponsorizzano costosissimi integratori. Usate vitamina C in natura, che non può che fare bene. Sul fronte dei farmaci biologi, come è noto, ne stiamo usando uno per la cura dell’artrite reumatoide, che sortisce effetti anche nella cura del Covid-19. I risultati sono soddisfacenti.
Cosa si intende per farmaco biologico?
Dobbiamo fare chiarezza: farmaco biologico non significa farmaco naturale. Dobbiamo inoltre specificare che le cure che stiamo ponendo in essere vanno calibrate da paziente a paziente, tenendo conto della condizione (pazienti gravi e meno gravi) e della storia di chi abbiamo in cura. Per chiarezza: terapia biologica vuol dire che viene fuori dai laboratori di biologia molecolare. Questi farmaci sfruttano la regolazione del sistema immunitario per la cura delle patologie specifiche per cui sono stati individuati. Non si possono usare indistintamente per tutti, ma occorre che i medici valutino caso per caso.
Le condizioni dei pazienti trattati sono incoraggianti?
La risposta è individuale, ovviamente ed inoltre abbiamo ancora un numero di osservazione troppo breve. L’andamento nell’isola però è incoraggiante, considerate le proporzioni tra contagiati, guariti, ricoverati in terapia intensiva e deceduti, possiamo essere fiduciosi.
Si parla tanto di immunità di gregge, anche in relazione alle scelte del governo inglese
L’immunità di gregge ha senso quando parliamo di percentuale di persone vaccinate contro una determinata malattia. Se 90% della popolazione è vaccinata contro il morbillo, possiamo parlare di immunità di gregge, per cui la patologia tende a spegnersi in quel target di popolazione, poiché trova una barriera collettiva di soggetti già immuni. Ricordiamoci che il vaccino protegge, il virus, invece, lasciato circolare in giro per la popolazione in maniera indiscriminata, infetta, ammala e in una percentuale di casi fa morire. Quindi errato parlare di immunità di gregge in questi termini.
Allarme presidi medici negli ospedali
C’è carenza di mascherine e guanti. É un dato di fatto. Lo stesso assessore alla Salute, Ruggero Razza, ha fatto un appello. Intanto una nota casa farmaceutica ha donato 1 milione di mascherina all’Italia.
La Sicilia è pronta per vincere questa battaglia?
La sanità siciliana ce la sta mettendo tutta. Serve la collaborazione della gente, ciascuno deve tassativamente fare la sua parte. I numeri finora sono a nostro favore. La speranza che le temperature sopra la media, che abbiamo d’uso nell’isola, facciano la loro parte, è un altro motivo che ci incoraggia. Speriamo in bene.