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A David Sassoli, che è stato grande, senza farlo pesare

Il ricordo di un giornalista, di un politico, di un uomo perbene

Quando muore una persona “di tutti” il dolore non si misura.

Anche se quella persona non l’hai mai vista da vicino, non ne conosci l’interiorità, non sai quali siano le sfumature del suo mondo.

Eppure gli vuoi bene, con un sentimento che ti fa versare lacrime, che ti fa trascorrere un giorno “di lutto”, che ti fa pensare “mannaggia, perché è successo?”

C’era un detto, che usava sempre mia nonna Tatà allorquando, in paese, c’era notizia di qualche persona perbene, che moriva d’improvviso, lasciando orfana una comunità intera.

“Rubatu fu”

Diceva mia nonna, stringendo tra i denti l’amarezza.

Ecco, ho pensato questo l’altra mattina quando, appena sveglia, ho letto il post della mia amica e collega Elvira Terranova, che comunicava che David Sassoli era partito (fatemi passare questa metafora, perché pensare a un viaggio rende più tollerabile l’idea della morte).

Ho rivisto all’istante me ragazzina nel mio paesello tra i colli

Volevo fare la giornalista senza di fatto capirne un tubo di questo mestiere tanto ricco, pregevole e privilegiato, se “solo” lo svolgi con coscienza.

Aspettavo che al Tg1 delle venti ci fosse Sassoli a leggere.
David Sassoli era bello, elegante, serio e preciso. Aveva il timbro certo di chi sa il fatto suo, eppure lo sguardo gli si illuminava, puntuale, di una certa timidezza, che lo rendeva amabilissimo per i suoi telespettatori. Era cauto, eppure sicuro. Prudente, ma fermo. Era, consentitemi, un giornalista di quelli che, ahimè, non ce ne sono più.

Mi definivo una sua fan sfegatata e speravo un giorno di stringergli la mano e di chiedergli i segreti del mestiere più bello del mondo.

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Questo sogno non si è mai realizzato, ma l’ho custodito, seguitando a stimare Sassoli anche nel suo percorso post giornalistico.

Quando un grande del mestiere cambia strada per fare politica, capita di rimanerci male.

La sua deviazione lasciò in un certo senso orfani noi giovani di belle speranze, che sognavamo di fare del giornalismo la strada della vita.

Uno come Sassoli era necessario per farci scuola, anche solo osservandolo

Lui si lanciò in un’ascesa che conosciamo bene e che non era per nulla scontata. In quanti tra i suoi colleghi, finito un mandato, a qualsivoglia livello di Governo, tornavano sui loro passi facendo spallucce?

Quanti non erano più in grado di recuperare la credibilità dei primi tempi?

Sassoli era stato prima un grande giornalista e poi un politico di successo. Un politico “diverso”, perché non urlava, non puntava il dito, non lanciava invettive feroci. Al Parlamento Europeo, quando faceva i discorsi, pareva di rivedere quel giornalista bello, preparato ed elegante del Tg1 delle 20. Perché, stringi stringi, se giornalista nasci, giornalista rimani. Chi è del mestiere lo sa bene.

Sassoli è stato un grande e non è retorica. Ed oggi, la sua pacata grandezza si erge su quel popolo di miserabili, che questa pandemia sta sbugiardando senza pietà. Chi sono questi miseri?

Certi leoni da tastiera, che lottano le loro battaglie quotidiane seduti sul divano, sul fronte senza gloria dei social. I no progresso, mi permetto di definirli così, che, dal basso del loro niente, attendono come predatori la notizia del giorno per costruirci sopra la sola cosa che hanno a disposizione: la miseria. Sono degli inconcludenti, che attendono famelici l’inciampo dei grandi, fosse anche quello estremo, per farne bottino e mi fanno venire in mente le iene del film d’animazione il “Re Leone”, non so se avete presente.

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Ed è così che su Sassoli qualcuno ha osato dire, pensare, lucrare. Lo hanno fatto sulla sua vita e peggio ancora sulla sua morte. Voci, messe a tappeto dalla grandezza, che è altro e vola sopra qualsiasi miseria.

Sassoli lo ricordiamo come un uomo preparato, educato e combattivo, che dalla vita si è preso tutto quello che poteva e lo ha fatto a testa alta, arrivando in cima alle sue giuste ambizioni e dando lustro agli italiani che, ahimè, per natura, non sempre siamo grati.

Buon viaggio David, onorata, nel mio piccolo, di esserti stata collega e di averti preso come esempio. A te, che sei stato grande, ma in maniera leggera.

Una risposta

  1. … Mari….un brivido lungo …molto lungo…un’emozione profonda che mi scava tutta nel leggere il tuo meraviglioso articolo che meglio non poteva raccontare questo voler bene ad una persona che non ti conosce che non hai mai incontrato di persona ma che senti di conoscere e stimare grazie al suo tg grazie al suo elegante elegantissimo modo di fare lavorare apparire.

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