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Viaggio nel centro Covid di Partinico, il direttore Provenzano: situazione critica, pazienti di tutte le età e rischio collasso

Intervista al direttore del più grande centro Covid della Sicilia occidentale

“A marzo eravamo eroi, ma di carta, perché la gente di noi aveva quasi paura. Vedeva un camice bianco e scappava via. Oggi non siamo più neppure quello.”

Parole forti, che il dottore Vincenzo Provenzano, responsabile del centro Covid di Partinico, pronuncia con la voce pacata, con il timbro accogliente, rassicurante, paterno. Il dottore, che da anni dirige uno dei centri diabetologici di riferimento per l’Isola, è in prima linea contro il virus da inizio pandemia, quando accettó l’incarico di dirigere il primo ospedale siciliano interamente dedicato alle cure dei pazienti con Covid. Centoventi posti letto che al momento sono tutti occupati. Un’organizzazione del lavoro certosina, con la divisione dell’ospedale in cinque piani, un’equipe di cinquanta medici e poi il personale medico e paramedico, a formare una squadra di sanitari che lotta il Coronavirus h24.

il dottore Vincenzo Provenzano, direttore centro Covid Partinico

”Non si può fare alcun paragone con la prima ondata virale, spiega il dottore Provenzano. Questa seconda fase pare una vera e propria guerra mondiale e non esagero a chiamarla così. Abbiamo diviso l’ospedale in piani, così da gestire meglio il lavoro. Al primo vi sono i pazienti con problemi pneumologi, al secondo i cardiologici, il terzo lo utilizziamo per il personale, al quarto i pazienti internistici, al quinto i pazienti con intensità di cura più bassa.”

Covid quindi non é solo polmonite?

 Assolutamente no. Può dare delle polmoniti interstiziali molto complesse, ma non solo quelle. Stiamo curando patologie molto severe: miocarditi, encefaliti, pancreatiti del pancreas endocrino, che hanno quale esito dei picchi di diabete che arriva fino al valore di 800 di glicemia. Il Covid é una bruttissima bestia, alla faccia di chi ancora ne mette in dubbio la pericolosità.

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Il vostro centro lavora come una centrale operativa con organizzazione di precisione

Dobbiamo ottimizzare il tempo, i posti letto, perché la richiesta é forte e la fila di ambulanze all’ingresso lo dimostra.  Abbiamo un’equipe di sanitari, che si è arricchita di una serie di medici neolaureati, che se da un lato vanno instradati, dall’altro hanno l’entusiasmo e la voglia di fare che è nel dna dei giovani.  Abbiamo diviso i medici per singolo piano, ciò vuol dire che i medici di ogni comparto vedono regolarmente i loro pazienti così da assicurare continuità di cura. Vi è un coordinatore per piano, cosicchè i medici di ciascun piano siano pienamente conoscitori della storia clinica di ciascun ricoverato. Ogni piano ha dieci medici, supportati dai paramedici. Tutti, mi creda, si stanno spendendo in ogni modo.

Quale la giornata tipo nel vostro centro Covid?

Inizia alle otto con il breafing al quarto piano, che é una sorta di cabina di regia. Vi è il confronto tra i coordinatori che analizzano i singoli pazienti attraverso la cartella elettronica. Il breafing viene riportato a me che sono il direttore e che valuto insieme ai coordinatori se vi sono necessità di qualsiasi tipo, per esempio bombole di ossigeno, ecocardiografi e altro. Si passa quindi alle valutazioni per le dimissioni, perché c’è molta esigenza di fare spazio. Ovviamente dimettiamo solo quando le condizioni del pazienti sono stabili ed è passato il pericolo.  Le dimissioni prevedono o il ritorno al domicilio, se vi sono le condizioni di sicurezza, o l’invio nelle strutture protette, che ad oggi sono diverse e distribuite in varie località della Sicilia occidentale. Dopodiché si contatta il 118 per il trasferimento.

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Avete pazienti di tutte le età?

Assolutamente sí. Abbiamo avuto un giovane trentenne, dimesso qualche giorno fa e una signora novantaquattrenne, anche lei dimessa e fuori pericolo. Il Covid non risparmia nessuno e non crediamo più alla bufala che i giovani non si ammalano. Succede e può capitare che anche la popolazione più giovane possa manifestare sintomi molto gravi. Il Covid tanto più attiva un processo infiammatorio, quanto più diventa pericoloso e le cronache parlano anche di ventenni con sintomi e conseguenze gravissime.

C’è anche la triste pagina dei decessi

Ahimè sì. In questa seconda ondata ne abbiamo avuti già 18, quattordici dei quali erano nella fascia molto a rischio, ossia anziani con patologie pregresse. Quattro invece erano over 50, due di loro avevano però gravi problemi di obesità, che é una delle variabili che rende molto più forte il Covid.

Al vostro centro Covid avete iniziato già la cosiddetta cura “Trump”, è vero?

Si tratta in realtà di un antivirale molto efficace, che si chiama remdesivir ed é stato usato nel trattamento dell’ex presidente degli USA. Lo stiamo usando da qualche giorno, da quando l’Aifa ha dato il via libera. Si badi bene però, non si tratta di cure miracolose, quanto di terapie che possono essere usate solo a determinate condizioni, che nella fattispecie sono: uso all’inizio della malattia in pazienti che non abbiano problemi epatici o renali. Ancora non possiamo pronunciarci sull’efficacia, poiché lo usiamo da poco tempo. A ogni modo, giusto per chiarire le idee,  non è un farmaco che può salvare pazienti in condizioni disperate. Un menzione a parte merita la terapia con le cosiddette statine, comunemente usate per curare l’ipercolesterolemia e che si stanno rivelando efficaci nella cura del virus.

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Sanitá al collasso, per quanto reggerete?

Speriamo di reggere, i numeri non sono incoraggianti. Al momento non abbiamo avuto deficit né di bombole di ossigeno, respiratori o altro. Se però  la gente seguita a essere così irresponsabile, non credo che ce la faremo ancora.

Il triste fenomeno dei contagi tra i sanitari, vuole parlarne?

Nella prima ondata non si contagió nessuno, in questa seconda fase è successo a un medico e a due paramedici. Usiamo tutti gli strumenti di protezione e tutte le cautele possibili, questo dimostra quanto insidioso sia questo virus.

Medico, ma anche uomo, quali i suoi timori?

Siamo in prima linea ed è giusto così. Cerchiamo di stare attenti. Temiamo l’incoscienza della gente, nel week end abbiamo visto scene da omicidio colposo. Temiamo anche la reazione di talune persone. Abbiamo ricevuto minacce, già riferite a chi di competenza. Giorni fa sono dovuto uscire scortato dall’ospedale. Non esagero quindi quando dico che questo virus é come una guerra mondiale. Noi siamo in prima linea e combattiamo.

Ha sempre però un pensiero per i suoi pazienti diabetici

Più di un pensiero e mi preme dire che, in tutta questa difficile situazione, siamo riusciti a spostare il centro diabetologico a Villa delle Ginestre a Palermo. Pensi che noi, tra gli altri, seguiamo anche 2000 bambini con micro infusori. Non ci si poteva far sopraffare dalla pandemia. Si va avanti sempre con forza sperando di vincere contro questo nemico feroce e invisibile.

Grazie dottore e ad maiora!

2 risposte

  1. Maristella , bellissimo articolo …. completo… toccante…. dettagliato …. e ahimé sconfortante perché la realtà che ne viene fuori rattrista preoccupa scuote …. non c’è compenso che tenga per questi Uomini straordinari…. senza tanta devozione mista a competenza serietà professionalità dove andremmo noi?! Grazie sempre per i tuoi articoli che non sono solo racconto di fatti, ma aggiornamento continuo di dati e situazioni in perenne sviluppo …. informazione completa e appassionata ?
    Laura

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