Il calo dei ricoveri c’è ed anche una flessione al ribasso dei contagi. Eppure la Sicilia stenta a prendere una netta strada in discesa. Lo conferma anche il dottore Vincenzo Provenzano, internista, diabetologo e da quasi un anno volto clou dell’emergenza Covid siciliana. Il dottore Provenzano coordina il centro Covid di Partinico, il più grande punto di cura dell’isola, interamente dedicato al virus.
La struttura, dopo settimane di pienone, oggi respira. Sono 68 i ricoverati a fronte degli 86 posti disponibili. L’asticella dell’attenzione però rimane alta.
Dottore, quale la situazione nel vostro centro?
Rispetto al mese scorso le cose vanno meglio. A gennaio eravamo al completo, con un urgenze su urgenze quotidiane. Oggi abbiamo concentrato l’attività medica su tre piani, invece che su quattro. Un dato incoraggiante, ma l’emergenza è piena e i dati siciliani, che seguitano ad aggirarsi intorno ai mille nuovi contagi giornalieri, con un numero di morti che non scende mai sotto i trenta, devono farci riflettere.
Nei momenti di maggiore pressione, quali evidenze cliniche avete rilevato?
Nelle settimane immediatamente seguenti le feste natalizie abbiamo registrato un aumento notevolissimo dei ricoveri, con un incremento anche dei giovanissimi. Abbiamo avuto qua financo ragazzi meno che ventenni, con sintomi seri. Perfino un caso di ictus, causato dal Covid, che ha colpito una giovane donna in piena salute, al di fuori dei cosiddetti parametri di rischio. Gli stessi ragazzi confermavano che durante le feste avevano partecipato a reunion con tanti altri coetanei: cene e giocate a carte, senza mascherina, senza distanziamento. La maniera per aggirare il coprifuoco era semplice: tirare fino alle cinque del mattino. I risultati ahimè li abbiamo visti. Temo che situazioni simili possano ricapitare. Il Covid non perdona le disattenzioni e disattenzione significa assembramento, mancato distanziamento, non utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Il Covid, che colpisce anche i giovani. Vi è una sintomatologia tipica?
Nei giovani, oltre al sintomo più comune che è la polmonite interstiziale. abbiamo osservato un’occorrenza definita emiparesi encefalica, ossia la perdita parziale dell’attività volontaria di metà del corpo, che è uno degli aspetti neurologici della malattia da Covid. Si tratta di un sintomo eloquente e preoccupante, che lì per lì potrebbe non fare pensare al Coronavirus. Poi si accede in pronto soccorso, si fa il tampone, si scopre di essere positivi e gli accertamenti medici dirimono i dubbi.
Covid non è solo polmonite, sebbene in molti ancora stentino a credere a infarti, ictus, problemi epatici causati dal virus Sars Cov.2?
In presenza di Covid nessun organo può dirsi al sicuro. Se la polmonite resta la manifestazione clinica più comune, e va specificato che si tratta di una polmonite severa, poiché colpisce gli interstizi polmonari, abbiamo anche verificato interessamenti seri di altri organi. Il pancreas endocrino: abbiamo avuto casi di iperglicemia massiva, la cosiddetta glicemia da Covid. Il virus entra nelle cellule pancreatiche, le cosiddette cellule di Langherhans, atte a secernere ormoni che regolano la produzione di glicemia, le distrugge, con corrispondente aumento dei valori glicemici nel sangue. Abbiamo registrato anche casi di diabete severo, con valori di oltre 800. Colpisce anche il pancreas esocrino, causando delle pancreatiti, che possono rappresentare un’emergenza medica a tutti gli effetti. Ciò accade perché il Covid si sposta dalle vie respiratorie, raggiunge il torrente ematico e da lì altri organi tra cui il pancreas, che però non è il solo. Abbiamo osservato patologie epatiche (aumento severo delle transaminasi/epatiti acute), renali, neurologiche e cardiovascolari. Semmai un anno fa avessimo avuto qualche dubbio, oggi abbiamo contezza di quanto il Covid sia davvero una brutta bestia, che oggi conosciamo ma solo in parte.
Quali conseguenze, nel lungo periodo, si possono avere delle patologie causate dal Covid?
Non lo sappiamo con certezza. Abbiamo avuto modo di verificare che taluni sintomi regrediscono a seguito delle cure. Gli scompensi glicemici inoltre si verificano anche perché la terapia Covid prevede, talvolta, un uso massiccio di cortisoni. Risolta la fase acuta della malattia, se il paziente risponde bene, si riprende. Non possiamo però escludere del tutto strascichi a lungo termine, poiché il virus da Sars Cov.2 è nuovo e in divenire.
Il sistema nervoso, un altro bersaglio della malattia da Covid?
Una patologia psichiatrica, a volte blanda, a volte più marcata, è tipica delle persone affette da Sars Cov.2. Da un lato abbiamo una vera e propria patologia psichiatrica, che può essere attivata dal Covid, dall’altro una condizione di prostrazione e angoscia emotiva, dovuta all’isolamento, alla paura della morte, all’impossibilità di vedere i propri affetti. Questo è uno dei lati più drammatici, rivelati dalla pandemia.
Chi è asintomatico invece non ha elaborato alcuna sfumatura del virus?
É un quesito che ci poniamo da mesi e al quale al momento riusciamo a dare risposte molto parziali. Spesso incidono varianti genetiche nella risposta al virus, allorquando questo entra in contatto con l’organismo. Come spiegare che, a parità di esposizione al virus, un soggetto più a rischio può rimanere asintomatico e uno giovane e sano invece reagisce con sintomi gravi?
Una risposta arriva dalla produzione degli interferoni, che sono una famiglia sia di cellule del sistema immunitario, sia di cellule tissutali in risposta alla presenza di virus, batteri, parassiti. Gli interferoni hanno la funzione di inibire la replicazione dei virus, impedire la diffusione virale, rafforzare l’attività delle cellule preposte alle difese immunitarie. Per ragioni genetiche vi sono soggetti che producono meno interferone e che quindi, seppure clinicamente in piena salute, sono più esposti agli attacchi virali. Ovviamente questa è solo una delle spiegazioni a un quesito importante, al quale la scienza sta cercando risposte ulteriori.
Una situazione difficile, il vaccino la risolverà?
Dalle pandemie si esce solo dopo aver raggiunto l’immunità di gregge e la maniera più sicura per arrivare all’obiettivo è vaccinarsi. Ahimé in questo momento vi sono dei rallentamenti, che mi auguro possano essere risolti tempestivamente. Occorre far ripartire con il turbo la campagna vaccinale, serve che le istituzioni incoraggino anche la sanità territoriale, potenziandola. Vaccinare tutti e subito per uscire dal tunnel, questo deve essere l’imperativo categorico. La raccomandazione più importante è quella di essere prudenti: distanziamoci, non assembriamoci al primo allentamento delle restrizioni e usiamo sempre i dispositivi di protezione individuale.
Grazie dottore e ad maiora!